Lunedì 25 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Crisi di governo, Salvini: "La maggioranza non c'è più, andiamo al voto"

Un'ora di colloquio tra Mattarella e il premier, nel pomeriggio anche Fico e la Casellati al Colle. M5s: "Senza di noi tornano i tecnici, una follia". Lega: "Inutile andare avanti tra no e rinvii". Controreplica: "Siate chiari, dite cosa volete fare"

Governo in crisi. Nella foto Conte e Salvini (foto Ansa)

Governo in crisi. Nella foto Conte e Salvini (foto Ansa)

Roma, 8 agosto 2019 - La crisi di governo è un dato di fatto. La innesca Matteo Salvini, dopo il colloquio di  circa un'ora con il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. La spaccatura nella maggioranza, quanto mai evidente, precipita all'ora di cena con le parole del leader leghista: "Restituiamo velocemente la parola agli elettori". E ancora: "Inutile andare avanti a colpi di 'no' e di litigi, come nelle ultime settimane, gli italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di Signor No. Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni". E in serata, rispondendo ai giornalisti a margine del comizio di Pescara, è stato più esplicito: "Sì, mi candido premier, quello è sicuro. Chi sceglie Salvini sa cosa sceglie". E ancora: "Chiederò agli italiani se vogliono darmi il voto per le cose che vanno fatte".

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Immediata la reazione di Di Maio, che sottolinea: "La Lega ha preso in giro Paese, noi siamo pronti al voto, della poltrona non ci interessa nulla e mai ci è interessato". E subito sfida Salvini su una cosa che gli sta particolarmente a cuore: "Se riapriamo le Camere, votiamo subito il taglio dei parlamentari. Poi si può andare a elezioni"

Fino ad allora c'era stato un ping-pong tra 5 stelle e Carroccio. "Senza di noi tornerebbero i tecnici, è una follia", attaccano fonti del Movimento 5 Stelle. "L'unica alternativa a questo governo sono nuove elezioni", ribatte la Lega in una nota. Così non si va avanti, ribadiscono dal Carroccio, confermando anche l'inamovibile 'no' a esecutivi non politici ed escludendo rimpasti. "La loro nota è incomprensibile, dicano chiaramente cosa vogliono fare - la controreplica dei pentastellati in una comunicazione ufficiale -. Siano chiari".

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All'ora di pranzo Conte era salito al Quirinale da Sergio Mattarella per fare il punto della situazione. Un colloquio "informativo" di circa un'ora dove però - veniva riferito - non si sarebbe parlato di apertura di crisi e tanto meno di dimissioni del premier. Nel pomeriggio al Colle sono stati ricevuti anche il presidente della Camera Roberto Fico e quello del Senato Maria Elisabetta Casellati. Entrambi, a quanto si apprende, per questioni legate al Decreto Sicurezza-bis.

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Salvini: subito in Parlamento, poi il voto

"L'ho ribadito oggi al Presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav e dai ripetuti insulti a me e alla Lega da parte degli "alleati", e restituiamo velocemente la parola agli elettori", scrive Matteo Salvini in una nota. "Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani", aggiunge.

E' chiaro da tutta la giornata che di esecutivi tecnici il Carroccio non ne vuole sentire parlare. "L'Italia ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani - si legge in una nota ufficiale del Carroccio -. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l'unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli italiani con nuove elezioni". Prosegue la Lega: "C'è la consapevolezza e la presa d'atto che, dopo le tante cose buone fatte, da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, shock fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l'Europa tra Lega e 5 Stelle ci sono visioni differenti". E "il voto di ieri sulla Tav ne è solo l'ultima, evidente, irrimediabile certificazione". Su un possibile rimpasto la nota è chiara: "Mai chiesto né chiederemo poltrone, lontani da qualsiasi ipotesi" di questo genere. 

Di Maio e il Movimento 5 stelle

Elezioni vicine, dunque, e Di Maio si dice pronto, ma fa una proposta all'alleato (ex?): "C'è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. È una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l'opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto".

Dopo il diktat di Salvini, Luigi Di Maio aveva annullato tutti i suoi impegni di oggi in Emilia e si era presentato intorno alle 11 a Palazzo Chigi insieme ai capigruppo M5s di Camera e Senato Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli. Una mattinata filata via apparentemente tranquilla, ciascuno nei propri uffici. Forse non si aspettava il patatrac imminente: intorno alle 19, uscendo per andare a bere un caffè in un bar, aveva dichiarato serafico: "Sono tranquillo, stiamo lavorando per il Paese. Ci sono dei colloqui in corso ma io sono pagato per lavorare per gli italiani", sottolinea. A chi gli chiede di un'eventuale parlamentarizzazione della crisi, replica: "Non ragiono con i 'se'".

Zingaretti: pronti alla sfida delle elezioni

Il primo a commentare il precipitare della situazione e il leader del Pd: "Siamo pronti alla sfida. Nelle prossime elezioni non si deciderà solo quale governo ma anche il destino della nostra democrazia,della collocazione internazionale del nostro Paese. Il Pd chiama a raccolta tutte le forze che intendono fermare idee e personaggi pericolosi. Da subito tutti al lavoro,insieme,per fare vincere l'Italia migliore", scrive su Facebook il Nicola Zingaretti. Poi, a 'In Onda' su La7, un appello accorato ai suoi: "Come segretario del partito dico: questa volta, per prima cosa l'unità. Cancelliamo la dimensione dell'Io e cominciamo a ragionare col noi per non far cadere questo paese nelle mani di Salvini. Io sono ottimista. Sono convinto che tutti i dirigenti di questo partito lo capiranno e si metteranno al servizio".

Interviene anche Matteo Renzi, che in un comizio a Santomato (Pistoia), attaca: "Siamo di fronte al ministro più pusillanime del governo, perché Salvini ha deciso di staccare la spina ora che è terrorizzato dalla vicenda della legge di bilancio, e forse non solo da quella: i 49 milioni ieri gli hanno detto che deve restituirli". E aggiunge: "Salvini non ha il coraggio di fare la legge di bilancio, perché per fare misure spot che non servono a nulla hanno impegnato tutti i prossimi anni".

Meloni: ora esecutivo sovranista

Gongola la leader di Fratelli d'Italia: "Come sempre sostenuto non è possibile dare all'Italia il Governo di cui ha bisogno insieme al M5S di Di Maio, Fico e Toninelli. Bene la Lega che ne ha preso atto. Ora si torni al voto per dare agli italiani il governo sovranista che alle ultime elezioni europee hanno dimostrato di volere. Un Governo che abbia come priorità la difesa dei confini e dell'economia italiani, la riduzione delle tasse e il sostegno a chi crea posti di lavoro". 

Forza Italia: Conte salga al Colle

Per forza Italia parla tra gli altri Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori azzurri: "Le ricette economiche sbagliate condizionate dai Cinquestelle che hanno fermato il Paese, le liti continue che hanno immobilizzato l'attività del governo, la sistematica sottovalutazione dei problemi reali degli italiani dimostrati per esempio col voto sulla Tav. Per tutte queste ragioni il governo a guida Cinquestelle aveva da tempo esaurito la sua funzione, era diventato dannoso. Oggi non c'è più una maggioranza, non c'è più un Governo. Giuseppe Conte ne prenda atto e salga al Colle per rassegnare le dimissioni, non faccia perdere altro tempo al Paese".

Quando si tornerà al voto? Le tre 'finestre'

E dunque siamo alla parlamentarizzazione della crisi e all'avvicinarsi di elezioni anticipate. Ma quando? Tre le date possibili: il 13, il 20 o il 27 ottobre. Se la crisi si consumasse infatti a metà agosto, le urne - considerando i tempi necessari per gli italiani all'estero - dovrebbero aprirsi a circa due mesi di distanza.  Se Conte proseguisse sulla strada indicata dal leader della Lega (potrebbe anche dimettersi prima di passare per in Parlamento), si potrebbe presentare alla Camera già la prossima settimana per contare i numeri.