Roma, 13 agosto 2019 - Uno spettro o un sogno, a seconda dei punti di vista, si aggira per i Palazzi romani d’agosto: si chiama governissimo e via via che passano i giorni sembra materializzarsi con qualche approssimazione in più e uscire dai retro-pensieri di registi e guru piddini e grillini per diventare l’oggetto del desiderio o l’incubo da esorcizzare sul controverso scacchiere politico del momento. Di sicuro ne hanno parlato ieri in un lungo pranzo Massimo D’Alema e Nicola Zingaretti nel buon retiro umbro di Otricoli del primo: e, a quanto pare, sarebbero stati messi in fila anche un po’ di nomi per l’incarico di premier, dallo stesso Roberto Fico al presidente dimissionario dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. Intendiamoci, allo stato attuale restano aperte almeno tre esiti della crisi con qualche variante. Il primo è quello originario di Matteo Salvini (sempre più condiviso oltre che da Giorgia Meloni anche da Silvio Berlusconi): nessuna maggioranza e voto tra ottobre e inizi novembre. Il secondo è quello del governo di scopo o istituzionale, proposto da Matteo Renzi e rilanciato da Beppe Grillo (non necessariamente condiviso da Luigi Di Maio), avversato, però, non solo dal centro-destra ma anche da Nicola Zingaretti: si tratterebbe di un esecutivo tecnico, neutro, per fare la manovra d’autunno e qualche altra riforma (non è detto per forza il taglio dei parlamentari), una soluzione che allontanerebbe le urne almeno fino a primavera-autunno prossimi e così permetterebbe all’ex numero uno del Nazareno di organizzare il suo nuovo partito.
Da 24-48 ore, però, è cominciata a circolare un’altra ipotesi suggestiva e all’apparenza ardita, che, però, non per questo va sottovalutata. Anzi. Parliamo della realizzazione di un accordo strutturale di legislatura tra grillini, Pd e quel che resta della sinistra-sinistra (tendenza Pietro Grasso e Roberto Speranza, per intenderci). In sostanza, verrebbe fatto nascere un governo politico – benedetto anche dalla Cgil di Maurizio Landini – con un programma definito che dovrebbe durare tutta la legislatura, con questo Parlamento che arriva a eleggere il nuovo Capo dello Stato. Il primo a far balenare una soluzione di questa natura è stato Goffredo Bettini (ideologo di tutti i leader romani e no della sinistra, da ultimo dello stesso Zingaretti). Il numero uno del Pd, mentre ha chiuso all’idea renziana del governo di scopo, ha lasciato la porta aperta a questa via. Una ipotesi che trova consenso in tutto l’attuale gruppo dirigente del Nazareno (da Paolo Gentiloni a colui che l’ha sponsorizzata fin dallo scorso anno, Dario Franceschini) e che ha una sponda autorevole quanto interessata, non a caso, in personaggi come Enrico Letta, Romano Prodi, Walter Veltroni, fino a Massimo D’Alema. Il non a caso è riferito al «dettaglio» in base al quale tutti e quattro, in un assetto di questo genere, potrebbero avere chance di correre per il dopo-Mattarella. Ma chi guiderebbe un governo rosso-giallo come quello delineato? Si tratterà di vedere quanta coloritura politica si vorrà dare, ma i nomi in gioco vanno da Fico (che lascerebbe lo scranno più alto di Montecitorio a Franceschini) a Cantone, fino a Carlo Cottarelli, anche se quest’ultimo, come Valerio Onida, Sabino Cassese, Elisabetta Belloni, sarebbe più spendibile per un governo di transizione. Di sicuro nel governo potrebbe entrare anche Giuseppe Conte, al quale però potrebbe essere affidato anche l’incarico di commissario italiano a Bruxelles. Niente da fare, invece, per Di Maio e per i renziani.