Roma, 18 agosto 2019 - Crisi di governo, quanto ci costi. In attesa di scoprire si andrà verso le elezioni in autunno o si formerà una nuova maggioranza (o addirittura resterà quella attuale), le scadenze economiche a cui l'Italia va incontro non cambiano. Ed è difficile credere che un governo balneare - ovvero in carica fino alle urne - possa affrontare al meglio sia la sterilizzazione dell'aumento Iva sia la messa a punto della manovra 2020. Il tutto, col fiato di Bruxelles sul collo. Ma vediamo cosa ci aspetta.
Aumento Iva
L'impatto maggiore per i consumatori italiani rischia di essere dato dall'aumento dell'Iva. Innanzitutto è bene ricordare di cosa si tratta. In sede di trattativa con l'Europa, gli ultimi governi (il primo fu, nel 2011, quello guidato da Berlusconi) hanno avuto il via libera ad alcune misure finanziate in deficit (nel caso dell'esecutivo Conte, in particolare, quota 100 e reddito di cittadinanza) in cambio dell'impegno a trovare coprirle in Finanziaria. Se però si viene meno a questa promessa, scattano le 'clausole di salvaguardia', ovvero aumenti di Iva - dal 22% al 25,2% per l'aliquota ordinaria, dal 10 al 13% per quella agevolata - il cui gettito garantisce il ripianamento del bilancio. Ovviamente, questo si traduce nell'aumento del prezzo di praticamente tutti i prodotti.
Per 'sterilizzare' le clausole (che sono contenute nella legge di Bilancio 2019, e su cui, dunque, non si può chiedere un'ulteriore deroga) bisogna trovare 23 miliardi di euro. Non proprio noccioline, che possono essere reperiti o tramite l'aumento di altre tasse, o col taglio di servizi e spese. O ancora, si può pensare di coprirne solo una parte, facendo una legge ad hoc con un aumento appunto parziale, magari intervenendo solo su una tipologia (Iva ordinaria o agevolata) o incrementando di uno o due punti percentuali. Fatto sta che la responsabilità è alta, perché l'Iva colpisce davvero tutti, ricchi e poveri, nella stessa misura e, da questo punto di vista, è una imposta iniqua: dunque quale governo si farà carico di questo fardello?
Rebus manovra
Prima di rispondere all'ultima domanda, vediamo l'altro scoglio economico che attende l'Italia, la redazione della legge di Bilancio 2020. Anche qui le tappe sono forzate. Il 27 settembre il governo in carica (vedremo dunque se un Conte bis o quale altra forma) dovrà presentare al Parlamento l'aggiornamento del quadro macro con la Nota al Def : ovvero le previsioni dei conti italiani, a partire dal fatidico rapporto deficit/Pil che tanto interessa all'Europa. In teoria, il governo dovrebbe scrivere numeri che già prevedono, almeno in parte, le correzioni volute da Bruxelles.
Il 15 ottobre, il governo deve mandare proprio a Bruxelles il progetto di bilancio, la Commissione Ue ha due settimane per rispedirla indietro se riscontra gravi violazioni delle regole del Patto di stabilità. Il 20 ottobre, poi, l'esecutivo deve varare la manovra vera e propria (che potrebbe sfiorare i 40-50 miliardi). Il consiglio dei ministri deve approvare il ddl con l'articolato dettagliato delle misure e relative coperture, da inviare al Parlamento. Il tutto per arrivare al 30 novembre, termine ultimo in cui Bruxelles deve dare un giudizio sui conti italiani, indicando l'eventuale necessità correggere l'impostazione della manovra.
Quota 100 e reddito di cittadinanza
Dalla crisi di governo dipende l'esito di diverse partite. Dovesse esserci un nuovo esecutivo, slegato da contratti gialloverdi, bisogna capire come si comporterà su alcuni provvedimenti bandiera degli ultimi 18 mesi. Già lanciati nella scorsa legge di Bilancio, ma da rifinanziare per i prossimi anni. Nei 40-50 miliardi di manovra,dovrebbero esserci le risorse per le pensioni quota 100 e il Reddito di Cittadinanza, più, eventualmente, flat tax - cavallo di battaglia della Lega - e salario minimo, proposta Cinque Stelle che ora sembra trovare l'appoggio del Pd. Ma attenzione: l'ultima parola spetta a chi siederà nei prossimi mesi sugli scranni di Palazzo Chigi. E gli equilibri, così come i contenuti della manovra, potrebbero cambiare.
Spettro esercizio provvisorio
Se la manovra non viene approvata entro il 31 dicembre, scatta l'esercizio provvisorio. Questa condizione - che può durare al massimo quattro mesi - limita la capacità di spesa dello Stato, che può spendere ogni mese un dodicesimo di quanto autorizzato. Non è la prima volta che accade nella storia repubblicana, ma i timori riguardano in particolare la reazione dei mercati e degli investitori: la salita dello spread, ad esempio, renderebbe più cari gli interessi richiesti dai 'prestatori' di denari all'Italia, e in un circolo vizioso si ripercuoterebbe anche sui mutui, ad esempio.
Elezioni, Borsa e spread
Ma, allora, chi può gestire meglio questo periodo. Difficile dirlo, forse il presidente Mattarella indicherà la strada migliore, come ripetono un po' tutti i politici in queste ultime ore. Di certo, le elezioni in autunno, piazzate in mezzo a questo tour de force, difficilmente danno un'immagine solida dell'Italia, e dunque un contraccolpo sui mercati è da tenere in conto. Un esecutivo tecnico darebbe certo più sicurezza all'esterno, ma se si protraesse troppo a lungo, genererebbe polemiche a non finire. Insomma, comunque vada la responsabilità è alta.