Genova, 14 agosto 2019 - "Il 20 agosto sfiduceremo il premier". Matteo Salvini tira dritto dopo il ko in Senato sul calendario della crisi di governo. Una sconfitta che ha fatto emergere una nuova e inedita maggioranza M5s-Pd-Leu con il sostegno del Gruppo misto. Ma se Conte non è caduto ieri, lo farà martedì prossimo: il leader della Lega non sembra avere dubbi e traccia la road map durante un intervento a Rtl 102.5. "In tantissimi - spiega - chiedono che non ci siano giochini di palazzo, governi tecnici. La via maestra, democratica, trasparente, lineare, è quella delle elezioni". E aggiunge: "Stiamo facendo tutto il possibile perché gli italiani possano votare". Anche se, precisa, "il tutto è nelle mani del presidente della Repubblica". L'intervento del vicepremier è l'occasione per un duro contrattacco del Movimento 5 Stelle. "Lui e i suoi ministri leghisti hanno annunciato la sfiducia a Giuseppe Conte - si legge sul blog delle Stelle -. e al Governo di cui ancora fanno parte. Ma allora perché continuano a rimanere incollati alla poltrona? Salvini molli la poltrona, lo faccia per coerenza".
I movimenti nella Lega
Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio, sottolinea che le tappe della crisi sono state individuate da Salvini in totale autonomia: "Sono le decisioni di un capo, e un capo sempre decide lui da solo e alla fine sono responsabilità personali". Quindi ammette che, a suo parere, sarebbe stato più facile andare a votare se la sfiducia si fosse proposta prima.
Nella Lega c'è anche chi non vorrebbe troncare i rapporti col Movimento 5 Stelle. E' il caso del ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio: "Io sono quello che non chiude mai le porte fino in fondo..", dice a "Circo Massimo" su Radio Capital a proposito della possibilità di 'ritessere la tela strappata con i 5 stelle'. "Noi con i colleghi del M5s ci siamo parlati in aula in queste ore - spiega Centinaio - e quello che dicono tanti colleghi parlamentari dei 5 stelle è che piuttosto che andare con il Pd e con Renzi è meglio tornare con la Lega con un nuovo contratto di governo...". In ogni caso, ribadisce il ministro, "il nostro obiettivo resta quello di andare al voto". E la mozione di sfiducia? "In questo momento non la ritiriamo, poi deciderà Matteo Salvini, sarà lui a valutare l'opportunità".
Salvini-Di Maio: è gelo a Genova
Scontro sul reddito di cittadinanza
Per qualcuno che invia messaggi distensivi ai 5 Stelle, nella Lega ci sono altri che lanciano veri e propri siluri. In un'intervista a ItaliaOggi Massimo Garavaglia, viceministro dell'Economia sponda Carroccio, sostiene che oltre il 70% di chi riceve il reddito di cittadinanza non avrebbe diritto al sussidio.
A stretto giro ecco la replica dei pentastellati. "Il reddito di cittadinanza è una misura che difendiamo con tutte le nostre forze - scrive il M5s su Facebook -. Una misura che ha ridato dignità alle persone e che assicura la tenuta sociale del paese". E sulle parole di Garavaglia: "E' la più grande cretinata mai sentita!".
Tensione sui migranti
Lo scontro Lega-M5s si consuma anche sui migranti. "Staremo attenti perché nei prossimi giorni a Roma non si formi una coppia contro natura" tra Pd e M5s e "tra Renzi e Grillo per riapre i porti italiani. Cercheremo di opporci con ogni forza che abbiamo in corpo", dice in una diretta Facebook Salvini. In precedenza il ministro aveva riferito di una lettera ricevuta dal premier Giuseppe Conte. "Mi ha scritto per lo sbarco di alcuni centinaia di migranti a bordo di una nave di una ong che però è straniera e in acque straniere - spiegava Salvini -, gli risponderò garbatamente. Non si capisce perché debbano sbarcare in Italia".
Alleanza Pd-M5s
A prescindere da tempi e discussioni interne, la Lega e il centrodestra devono fare i conti, in senso numerico, con le forze presenti in Parlamento. E l'asse Pd-M5s verso una soluzione alternativa alle urne sembra essere salda anche dopo il rilancio di ieri con cui Salvini ha proposto di votare subito, Lega compresa, il taglio dei parlamentari auspicato dai Cinque Stelle e supportato dai dem. "Prima ritirate la mozione di sfiducia a Conte", la replica di grillina. Ma il 'no' al premier per Salvini e i suoi è condizione imprescindibile su cui non esiste trattativa.
La partita delle elezioni dipende gioco forza da come si comporteranno Pd e M5s. Oggi è Marco Minniti, deputato dem ed ex ministro dell'Interno, a ribadire come la porta del Partito Democratico debba restare ben aperta. "Se Mattarella riterrà che ci sono le condizioni non per un accordo di basso profilo, tra due perdenti, ma per un accordo più ampio, di legislatura - dice a Circo Massimo su Radio Capital -, il Pd ha il dovere di valutarlo nella maniera più aperta possibile, manifestando un senso forte di responsabilità, che d'altro canto è scritto nel DNA del partito".