Domenica 22 Dicembre 2024
ELENA COMELLI
Politica

Crisi di governo, il teorico del rigore: "L'Italia voti subito"

L'economista Gros smentisce i mercati: non aspettate, sfidate i sovranisti alle elezioni

Senato (Imagoeconomica)

Bruxelles, 20 agosto 2019 - Basta con i rinvii. Per Daniel Gros, economista tedesco di casa a Bruxelles, dove dirige l’autorevole Centre for European policy studies, la crisi italiana va risolta scoprendo le carte. "È inutile rimandare il voto, servirebbe solo a rimandare il problema a più tardi", commenta Gros.

I mercati, però, la pensano diversamente, come abbiamo visto da vari report delle principali banche d’investimento. "I mercati guardano solo agli effetti economici immediati. È chiaro che andare a elezioni aumenta il livello d’incertezza e il rischio di far precipitare l’Italia in mano a un esecutivo antieuropeista e indifferente all’aumento del debito pubblico. D’altra parte, rimandare il voto rischia di rafforzare questa parte politica sul lungo periodo. Chi può sapere come reagiranno gli italiani fra 3 anni, quando avranno la possibilità di esprimersi? Meglio togliere il dente subito e togliere il dolore".

Daniel Gros
Daniel Gros

E della ‘coalizione Ursula’ evocata da Romano Prodi, con Pd, M5s e Forza Italia, che cosa ne pensa? "Mi sembra una boutade, un’idea che dura lo spazio di un mattino. Poteva andare bene in Europa per eleggere Ursula von der Leyen, ma in Italia non potrebbe funzionare".

Non la convince nemmeno un governo tecnico, stile Cottarelli? Gli esecutivi tecnici che abbiamo visto nel passato non hanno fatto altro che rafforzare le forze populiste e antieuropeiste. Non mi sembra una buona idea".

Lei vorrebbe scoprire le carte anche sull’aumento dell’Iva, ma non si rischia di tagliare le gambe ai consumatori? "Aumentare l’Iva consentirebbe di rimettere in ordine una volta per tutte le finanze pubbliche e di farla finita con questa storia che ritorna tutti gli anni e costringe il Tesoro a cercare soldi qua e là prima della legge finanziaria, per non far scattare le clausole di salvaguardia. Uno spettacolo indecoroso che continua dal 2011, quando Berlusconi le inserì per la prima volta nel momento più grave della crisi dello spread. Da allora, l’Italia continua a portarsi dietro questo eterno ‘pagherò’".

È un ‘pagherò’ da 23 miliardi quello che scatterebbe nel 2020. Non sono spiccioli... "Chiaro che no. Se però il governo optasse per lasciar scattare l’aumento dell’Iva e contemporaneamente introducesse una riforma per ridurre le tasse sul lavoro, avremmo finalmente la famosa ‘svalutazione fiscale’ di cui si è tanto parlato, un meccanismo che consentirebbe di rendere l’export italiano più competitivo, rafforzando la crescita".

L’Italia però ha già un surplus della bilancia commerciale... "È vero, ma resta una parte di debito estero netto che potrebbe essere ripianata aumentando la quota di domanda da altri Paesi e questo farebbe bene alle finanze pubbliche italiane, che hanno bisogno di essere risanate. Se l’Italia riuscisse a tagliare il suo debito pubblico, non sarebbe più sotto il tiro dei mercati tutte le volte che si profila una crisi economica europea, come oggi".

La preoccupa di più il debito o l’ascesa politica di Salvini? "L’ascesa politica di Salvini è molto preoccupante, ma nelle ultime settimane si è visto chiaramente che in Italia non c’è spazio per un uomo solo al potere e che l’indipendenza delle istituzioni democratiche funziona ancora molto bene. Sono sicuro che gli italiani non sono disposti a imbarcarsi in un’altra avventura autoritaria".

Quindi la situazione italiana è drammatica, ma non seria... "Come sempre".