Roma, 11 agosto 2019 - "Bisogna offrire a Mattarella un’alternativa alle urne", è il mantra, il tam tam, che agita da giorni i parlamentari dem. E così, oggi l’ex leader ed ex premier del Pd, Matteo Renzi, darà una risposta al grido di dolore che avanzano tutti i leader dei 5 Stelle, da Di Maio a Di Battista, da Casaleggio a Beppe Grillo, anime perse della Sinistra come di Forza Italia, fino agli ultimi dei parlamentari peones di ogni partito che vivono nel terrore, causa la minaccia concreta delle urne. Serve – dirà oggi Renzi – un governo di responsabilità nazionale (formula che riecheggia la ‘solidarietà nazionale’ del triennio 1976-1979, ndr) o meglio un governo istituzionale di garanzia che, guidato da una personalità terza (un costituzionalista di fama, per dire, ndr), affronti le emergenze del Paese, sia economiche (la legge di Stabilità da scrivere, le clausole di salvaguardia da disinnescare, eccetera) che istituzionali (il taglio del numero dei parlamentari, ma soprattutto una nuova legge elettorale proporzionale). Il fine esplicito è traghettare il Paese a una fase normale, quando – in un futuro non meglio precisato (mesi? anni? non si sa...) – sarà giusto votare. Renzi, che rifiuta l’accusa di "inciucio" con i grillini e di "pensare solo alle poltrone", come sibilano dal Nazareno, punta tutti i suoi obici contro "Capitan Fracassa" (Salvini) che "vuole pieni poteri e che vuole anche restare al Viminale per gestire lui le elezioni". Insomma, Renzi e tutti i suoi vogliono impedire a Salvini le urne, ma anche – è il sottotesto – impedire a Zingaretti (che le urne invece le persegue), in una sorta di patto tacito con Salvini, di comporre, forte dei suoi numeri negli organismi interni del Pd, le liste elettorali, ‘sterminando’ i renziani. Ma, una volta metabolizzato "il più grande spettacolo dopo il Big Bang" e cioè "vedere Renzi che vuole fare un governissimo con l’M5S che, fino a oggi, era il suo peggior nemico, oltre che con tutti gli Scilipoti e i Razzi di turno" – come dicono, indignati, gli zingarettiani – bisognerà capire quanti parlamentari dem saranno disposti a seguire Renzi. A Palazzo Madama, su 51 senatori, i renziani dicono di essere "almeno 40" mentre al Nazareno (oggi casa di Zingaretti) ne contano appena "una ventina". Alla Camera, su 111 deputati, i renziani sono circa ottanta, ma potrebbero perdere pezzi alcuni pezzi a favore di Zingaretti. Un governissimo, però, potrebbe contare sull’intera massa dei parlamentari pentastellati, su una quarantina di azzurri (20 alla Camera e 20 al Senato), sul gruppo Misto (27+15) e – incredibile! – su quelli di LeU (14 deputati e 7 senatori), fino a ieri nemici acerrimi del renzismo. Ma anche un big dem come Dario Franceschini, oltre che, ovviamente, l’area di Lotti-Guerini, e quella di Orfini, sarebbero della partita.
Ovviamente, la notizia della mossa di Renzi è già arrivata, in via preventiva, al Nazareno, dove non la prendono bene: "Renzi vuole guidare, con Grillo, Fico, Bersani, Berlusconi, il partito dei morenti contro il partito dei viventi, noi". Dal Nazareno la risposta ufficiale è glaciale: "Solo 15 giorni fa la Direzione ha votato all’unanimità contro ogni alleanza col M5s". Anche Gentiloni e Calenda sono contrari. Ma, se si arrivasse allo showdown, "i renziani dovrebbero uscire dal gruppo del Pd e andare nel Misto". Una rottura epocale che segnerebbe, di fatto, la fine del Pd conosciuto finora.