Lunedì 25 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Politica

Crisi di governo, Salvini teme l’isolamento. E chiama Berlusconi

Il vicepremier leghista in Sicilia, si accende la contestazione. "No al patto della poltrona"

Il beach tour di Salvini in Sicilia (Lapresse)

Il beach tour di Salvini in Sicilia (Lapresse)

Roma, 12 agosto 2019 - Disposto a tutto pur di votare. Anche a dimettersi da ministro e a trovare un accordo di coalizione con Fd’I e Forza Italia – eventualità sempre accantonata per non legarsi le mani –, promettendo loro una dote di seggi. È un Matteo Salvini meno sicuro di sé, conscio della delicatezza del momento, quello che è giunto in Sicilia dove è stato accolto da molti sostenitori ma anche da contestazioni più intense di quelle viste l’altro ieri in Calabria. A Catania, infatti, ci sono stati momenti di tensione in piazza del Duomo tra sostenitori e avversari di Salvini, con contatti e qualche spinta, sedati dall’intervento di un cordone di polizia. Nuove fischi e slogan alla sua uscita dal municipio dove qualche centinaio di manifestanti lo ha inseguito gridandogli "buffone" e "fascista" e lanciando bottigliette d’acqua vuote contro la sua auto. Stessa musica, in serata, anche a Siracusa, dove chi protestava si è presentato con la maglietta "Non in mio nome". I due gruppi si sono fronteggiati, la tensione è schizzata alle stelle. 

LO SCENARIO / Il centrodestra tenta il bis - di Ettore Maria Colombo

image   "Siete liberi di ospitare cento migranti a testa a casa vostra", ha replicato Salvini ai contestatori che non lo facevano parlare. "Chi urla ‘fascista’, non vuole le elezioni – ha accusato –. È il popolo dei ‘no’, un mix di centri sociali, estrema sinistra e pezzi dei Cinque Stelle".  Ma a preoccupare Salvini – e tanto – non sono le contestazioni di piazza, quanto i tentativi di rinviare le elezioni. "Mentre siamo qui a parlare – ha proseguito, incontrando i giornalisti a Catania – da Roma c’è gente che sta offrendo ministeri, candidature, senatori, parlamentari, di tutto. È una certezza. Ci sono telefonate a 360 gradi nel nome di ‘prima la poltrona’. Questo è evidentemente il patto della poltrona. Un’operazione di uno squallore imbarazzate che ha al centro Renzi e Grillo".  Ma che potrebbe coinvolgere anche – il leader del Lega ne è consapevole – il centrodestra, in particolare i parlamentari di Forza Italia. Per questo Salvini, anche ieri (pur negandolo ai cronisti), si è sentito con Silvio Berlusconi e ha deciso di correre ai ripari. Su due piani.  Il primo è istituzionale: riconoscere che il Quirinale è garante super partes: "Ho totale fiducia e rispetto del presidente Mattarella, che mi sembra abbia ben chiaro il bene dell’Italia".    Il secondo piano è invece squisitamente politico: chiudere gli occhi e trangugiare una coalizione larga di centrodestra, per lui amara. Ma la mossa gli sembra il male minore, indispensabile per evitare di vedersi nascere sotto gli occhi un governo di scopo e finire nella palude. "Vedrò sicuramente gli alleati a livello locale del centrodestra – ha detto il leader della Lega – perché alcune elezioni regionali ci sono: in Umbria il 27 ottobre, poi in Emilia Romagna e quindi Calabria, Marche e Toscana. Su questo, l’alleanza che ha vinto le elezioni degli ultimi mesi deve riproporre candidati comuni. Già in settimana ci troveremo e discuteremo anche di altro: quando parlo dell’Italia del sì, parlo di un appello largo".    Non è poco, anche se gli uni diffidano degli altri. L’incontro dovrebbe svolgersi domani. E Salvini, dicono fonti a lui vicine, valuterà sulla base dell’atteggiamento tenuto da FI nella conferenza dei capigruppo di oggi. Quello che conta, per il numero uno del Carroccio, è far presto per bruciare sul tempo le manovre dilatorie, "che potrebbero farci perdere anche un anno". Da qui il ricorso a tutte le armi a disposizione, dimissioni comprese, ben sapendo che, con ogni probabilità, Mattarella non lo lascerà alla guida del Viminale in caso di elezioni. "Sono disposto a dimettermi – ha detto – pur di dare la parola agli italiani. Non me lo ha ordinato il medico di fare il ministro". 

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