Ministro Pichetto Fratin, cosa risponde all’eco-ansia delle giovani generazioni, testimoniata dalle lacrime della ragazza di Giffoni? Quale è la responsabilità della sua generazione?
"Dobbiamo tutti sentire la necessità di lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo migliore. Personalmente, sin dal primo giorno da ministro dell’Ambiente, ho assunto la responsabilità di fare qualcosa di concreto in proposito. Abbiamo le idee e i mezzi necessari per poter cambiare il futuro qui e adesso".
La crisi climatica colpisce duro il nostro Paese, la premier Meloni ha promesso un piano nazionale per la messa in sicurezza dell’Italia. Che interventi intendete attuare?
"Mettere in sicurezza l’Italia e adattare il nostro territorio alle mutate condizioni climatiche è un’emergenza non nuova, ma che è stata a lungo sottovalutata. Nel Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, che non c’era e che abbiamo redatto al Ministero in questi mesi, sono previste 361 misure e azioni per prevenire e adattare il territorio. Sono già le soluzioni che ci servono. Dobbiamo fare le opere più urgenti, secondo le priorità individuate dalle Regioni, in cui ricordo che i presidenti svolgono il ruolo di commissari straordinari al dissesto idrogeologico. La sfida è rimuovere gli ostacoli amministrativi, con semplificazioni ad hoc, a un percorso oggi accidentato: progetti inconsistenti o fermi da tempo e ora non più attuabili, ricorsi che bloccano tutto, volontà politiche ondivaghe anche a livello territoriale, catene di responsabilità confuse. Si è parlato tanto di risorse in questi giorni, ma quello è davvero l’ultimo dei problemi: non mancheranno mai, a fronte di progetti e cantieri pronti a partire".
Ma alcuni interventi al Pnrr relativi al dissesto idrogeologico sono stati stralciati. E così quello innovativo per la decarbonizzazione dell’Ilva di Taranto, usando l’idrogeno. Non è una contraddizione?
"Sono stati stralciati dal Pnrr progetti che non sarebbero mai dovuti andare nel Piano perché spesso già avviati, con cantieri già aperti, e sottoposti a tempistiche di legge e procedure che ne rendono impossibile la realizzazione entro il 2026, che è domani per i tempi dei lavori pubblici. Lo stesso vale per l’idrogeno negli impianti hard to abate , come l’Ilva di Taranto. Non ci sono ancora tutte le condizioni, anche tecnologiche, per partire e avere la certezza di chiudere nei tempi previsti, così come per l’eolico off shore , se pensiamo che solo nell’attrezzare una nave per il trasporto degli impianti si impiegano due anni. Noi vogliano essere sicuri di portare a termine le opere, per questo abbiamo spostato i progetti sui fondi nazionali che garantiscono una programmazione più compatibile con i tempi necessari alla realizzazione".
Lei ha ribadito più volte che il cambiamento climatico è una realtà indubbia, e che non è certo negazionista, ma ha anche detto che non sa se sia causato dall’uomo o no. Questo significa che gli interventi per la mitigazione, ovvero il taglio delle emissioni, sono a rischio? O vale il principio di precauzione?
"Vorrei fare una volta per tutte chiarezza su una polemica che a me pare strumentale. Io, e soprattutto la premier Giorgia Meloni, abbiamo ripetuto in tutte le sedi nazionali e internazionali che intendiamo mantenere gli accordi siglati dall’Italia sui cambiamenti climatici e raggiungere i target concordati, in primo luogo quello della neutralità carbonica al 2050. Questo il dato di fatto, questo l’impegno politico irrevocabile e mai messo in discussione".
Quando arriveranno i ristori per l’alluvione in Emilia Romagna e Marche e con che modalità? E lo stato di emergenza per il maltempo al nord e gli incendi al sud dei giorni scorsi?
"Faremo tutto nei tempi più brevi possibili. Nel caso di Emilia-Romagna e Marche, sappiamo che c’è un tessuto economico – sociale da ricostruire e non tarderemo. Su questo c’è un Commissario a lavoro. Per gli incendi al sud e l’ondata di maltempo al nord, abbiamo bisogno prima di quantificare i danni, che sono ingenti e riguardano anche le nostre aree parco: tutto sarà svolto in maniera tempestiva e rispondente alla gravità della situazione".
La realizzazione degli impianti eolici, fotovoltaici e a biomasse resta soggetta a molti veti e vischiosità decisionali locali, che ritardano la loro realizzazione. Il testo unico delle rinnovabili, per il quale vi siete presi altri 8 mesi di tempo, cambierà le cose e consentirà di velocizzare il processo?
"Il testo unico sulle rinnovabili si aggiungerà a quanto giù fatto e creerà una cornice normativa organica. Ma io sono arrivato al Ministero con il settore delle rinnovabili fermo, oggi quel comparto procede al galoppo. Basterebbe dire che nei primi 7 mesi del 2023 sono stati già emessi pareri di Via per nuovi impianti pari al 70% di tutte quelli concessi l’anno scorso. Questo è un dato di fatto. E continueremo ad andare ancora più spediti: con un intervento normativo abbiamo eliminato colli di bottiglia burocratici. Ma soprattutto stiamo definendo la mappa delle aree idonee che sarà varata a breve e che consentirà un ulteriore velocizzazione nelle istallazioni. Dobbiamo correre se vogliamo traguardare gli obiettivi europei al 2030: bisogna istallare 8 gw all’anno. E ci sono le condizioni per riuscirci".