Giovedì 10 Ottobre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Politica

I conti spiati di migliaia di politici, perquisito il pc dell’ex bancario. I pm: forse non ha agito da solo

Sequestrati computer e tablet del 52enne Vincenzo Coviello. Il Garante della Privacy: “Fenomeno inquietante”. La Russa: “Cercano tutti i rimedi per scardinare la realtà”

Il presidente del Senato Ignazio La Russa, 77 anni

Il presidente del Senato Ignazio La Russa, 77 anni

Roma, 11 ottobre 2024 – Si chiama Vincenzo Coviello ed è indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie sulla sicurezza dello Stato l’ex dipendente della filiale di Bisceglie di Intesa Sanpaolo licenziato ad agosto per aver messo il naso nei conti correnti di 3572 clienti dell’istituto, tra cui la premier Giorgia Meloni. Gli ufficiali di polizia giudiziaria gli hanno perquisito la casa e hanno sequestrato smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici. Perché pensano che il 52enne di Bitonto, che oltre a Meloni ha spiato tra gli altri la sorella Arianna, l’ex compagno Andrea Giambruno, il presidente del Senato Ignazio La Russa, i ministri Guido Crosetto, Raffaele Fitto e Daniela Santanchè e i governatori Michele Emiliano e Luca Zaia, possa aver avuto dei complici.

Il decreto  di perquisizione

Gli inquirenti vogliono accertare se Coviello abbia effettuato gli accessi “in concorso e previo concerto con persona/e da identificare”, come dice il decreto di perquisizione. Il bancario, secondo l’accusa, ha approfittato del suo ruolo alla divisione Agribusiness per compiere tra il 21 febbraio 2022 e il 24 aprile 2024 6.637 accessi non autorizzati a dati riservati custoditi nelle 679 filiali del gruppo Intesa Sanpaolo. Lui, durante il procedimento disciplinare della banca, ha detto di aver fatto tutto da solo, di non aver mai scaricato dati e di non averli copiati né divulgati all’esterno. E intanto il Garante della Privacy ha avviato una richiesta di informazioni su quello che Pasquale Stanzione ha definito “un fenomeno inquietante. Aspettiamo una giustificazione, un chiarimento che ci devono pervenire dall’ente da cui sono partiti questi accessi, siamo vigili su questa situazione”, ha detto ieri.

La polemica politica

Intanto prosegue la polemica politica sui dossieraggi. “È vero che ormai ce n’è uno al giorno”, ha detto La Russa durante un evento promosso da Fratelli d’Italia a Milano. “In altri contesti sarebbe di una gravità inaudita. Quando non si riesce a scardinare una realtà che gli italiani vogliono, allora si cercano altri rimedi. Adesso la moda è questa, scava, scava e magari qualcosa troviamo. Poi non trovano niente e si devono rassegnare”, ha concluso. Il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini ha fatto sapere che anche lui è tra i “dossierati”: “Denuncerò civilmente e penalmente tutti quelli che mi hanno spiato”. “Questo governo non si fa né ricattare né condizionare”, ha assicurato il capogruppo alla Camera di Fdi Giovanni Donzelli, mentre Zaia ha detto che spera “che si tratti di follia, non di accessi alimentati da qualcuno che aveva bisogno di fare dossier”. E il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri è andato all’attacco di Bankitalia: “Ma a via Nazionale dormono o son desti?”. In realtà Bankitalia ha chiesto poi a Intesa Sanpaolo “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere a riguardo. Spetta alla banche presidiare questi rischi” informatici e cybernetici. E alla fine Gasparri dichiara di prenderne atto “con soddisfazione”.

L’opposizione

Su X il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ha detto che anche il suo conto corrente è tra quelli spiati: “Meloni invece di fare politica con il vittimismo si ricordi che governa e invece di far post sui social dovrebbe rendere più sicura la rete informatica”. Il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia ha parlato di una vicenda “grave ma che riguarda tutti”, stigmatizzando le accuse “per cui dietro queste attività ci sarebbero le opposizioni di centrosinistra per screditare e mandare a casa il governo”. Secondo il capogruppo al Senato di Italia viva Enrico Borghi “è una vicenda inaccettabile ma non c’è nessuna Spectre. E quando è successo a Renzi non ci fu grande scandalo anche da parte di chi ora si indigna”.