Lunedì 23 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Conte va all’attacco: "Chiedo il Giurì d’onore sul Mes". E boccia la leadership Schlein

Il leader pentastellato accusa Meloni di aver disonorato il M5s nell’Aula di Montecitorio. Poi l’affondo al fondatore dell’Ulivo: la segretaria dem farebbe bene prima a unire le correnti del Pd.

Conte va all’attacco: "Chiedo il Giurì d’onore sul Mes". E boccia la leadership Schlein

Non si lascia certo scippare il ruolo di antagonista della premier Giuseppe Conte. E si scaglia perciò in un duello rusticano con Giorgia Meloni, accusata di aver disonorato il M5s, quando, nell’Aula di Montecitorio, ha polemizzato, fax alla mano, sul via libera "alla chetichella" dato al Mes dall’allora ministro Luigi Di Maio. Ragion per cui l’ex premier ieri ha informato di aver chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, l’istituzione di un Giurì d’onore a tutela della rispettabilità del partito, che tra l’altro è sempre stato fieramente contrario al Mes (ancora in attesa di ratifica del Parlamento). Conte, del resto, si sfila per ora da ogni prospettiva federativa del centrosinistra, augurando alla segretaria Elly Schlein di "federare le correnti" del Pd. E se lei vagheggia sempre più di guidare qualche lista dem alle Europee, lui si distingue assicurando che non si candiderà. "Ho appena consegnato al presidente Fontana una richiesta di istituire un Giurì d’onore per accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio, nonché deputata, Giorgia Meloni", spiega il leader pentastellato. Secondo cui quella della premier "è una condotta che ha leso l’onore di un singolo deputato, dell’intero mio gruppo, ha danneggiato e danneggia l’Italia e umilia il Parlamento". Un precedente "che non può passare alla chetichella", chiosa respingendo al mittente la polemica di Meloni.

A pochi mesi dal Giurì riunito su richiesta dei deputati Pd per le accuse rivolte loro dal coordinatore di FdI Giovanni Donzelli dopo la visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito, tornerà quindi a riunirsi l’organismo previsto dall’articolo 58 del Regolamento di Montecitorio nell’ambito dell’Ufficio di presidenza. Di consuetudine vengono chiamati a farne parte deputati che non appartengano ai gruppi coinvolti nella controversia e la guida viene affidata a un vicepresidente, che un questa circostanza potrebbero essere Giorgio Mulè (FI) o Anna Ascani (Pd).

L’organismo di norma non commina sanzioni, a differenza della querela per diffamazione che il M5s potrebbe ancora valutare. Ma non è alla sostanza che guarda Conte, quanto alla forma: a mantenere il ruolo di contropremier che gli riconoscono i sondaggi. La cosa non sfugge al Pd, nonostante la leader Schlein, evocando le urne, nei giorni scorsi fosse stata capace di suscitare per la prima volta reazioni piccate da parte della maggioranza e di Meloni.