Roma, 20 agosto 2019 - "Il governo si arresta qui". In un lungo discorso in Senato, Conte ha annunciato le sue dimissioni alla luce della decisione delle Lega di aprire la crisi. Al termine del dibattito in Aula, quindi il presidente del Consiglio è salito al Colle per rimettere il mandato a Sergio Mattarella, dando così il via all'iter della consultazioni al Quirinale. All'ingresso nell'emiciclo, il premier ha salutato Salvini con sorrisi e una stretta di mano. Ma le sue parole sono state tutt'altro che benevole. Lungo l'elenco delle ricriminazioni fatte al leader del Carroccio. Alla fine la sentenza: "L'azione di governo è irrimediabilmente compromessa". A nulla sono valse le parole di Salvini che nella replica ha teso nuovamente la mano ai 5 Stelle: "La strada maestra sono le elezioni - ha detto rivolto ai 5 Stelle -. Ma se vogliamo fare prima le riforme, noi ci siamo". Né la decisione del Carroccio di ritirare la mozione di sfiducia. Conte è stato irremovibile: "Se amiamo le istituzioni abbiamo il dovere della trasparenza. Dobbiamo essere d'accordo su un punto che non possiamo affidarci ad espedienti, tatticismi, giravolte verbali che io faccio fatica a comprendere. Sono molto lineare - ha detto nella replica al dibattito -. Se c'è mancanza di coraggio me ne assumo io la responsabilità di fronte al Paese che ci riguarda e prendo atto che il leader della Lega che ha stentato nella leale collaborazione manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti".
"Salvini ricerca interessi personali"
"La decisione della Lega di tornare urgentemente alle urne è oggettivamente grave", esordisce il premier in Aula, accusando Salvini di ricercare "interessi personali e di partito". Fra applausi e fischi, Conte elenca i rischi per il Paese, con l'eventualità delle elezioni in autunno e l'esercizio provvisorio dietro l'angolo. "Far votare i cittadini è l'essenza della democrazia, sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile", prosegue, senza risparmiare parole durissime all'indirizzo dei leghisti. Aprire la crisi ad agosto è "un atto di imprudenza istituzionale", insiste, prima di elencare tutti "i risultati" ottenuti dal governo in questi 14 mesi di vita.
Proponendo questa crisi "ti sei assunto una grande responsabilità - dice poi rivolto direttamente al vicepremier - invocando piazze e pieni poteri" (VIDEO). A questo proposito Conte cita Federico II di Svevia, "per il quale anche il potere del sovrano non si deve levare al di sopra della legge. Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri - spiega - ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità".
Tanti i sassolini che il presidente del Consiglio ha voluto togliersi dalle scarpe: a Salvini recrimina la decisione di non riferire in Aula per il caso dei fondi russi (VIDEO), di convocare un tavolo autonomo con i sindacati, perfino il gesto di esporre simboli religiosi durante i comizi. "Un comportamento che non ha nulla a vedere con la libertà di coscienza religiosa", piuttosto è un segno di "incoscienza religiosa". Il tutto mentre il suo interlocutore, seduto accanto, scuote la testa e sgrana il suo rosario.
Non basta: "Se tu avessi mostrato cultura delle regole - attacca Conte - l'intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento. Ci sono stati molti episodi che riservatamente e pubblicamente ti ho fatto notare, come ad esempio ti avevo detto di indicarmi i delegati della Lega per i lavori per approntare la finanziaria ma ho atteso due mesi". A Salvini rimprovera poi di aver aperto la crisi senza però dimettersi, né ritirare i suoi ministri.
Conte ne ha anche per "gli amici del Movimento 5 Stelle", a cui rimprovera di essersi fatti condizionare dai sondaggi. "Quando il presidente del Consiglio si presenta in aula per rendere una informativa richiesta dal parlamento stesso", come avvenuto per i presunti fondi russi alla Lega, "il rispetto delle istituzioni vorrebbe che si rimanesse in Aula ad ascoltarlo e non c'è ragione che giustifichi l'allontanamento".
Salvini replica a Conte: parla come Renzi - Video
"Mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. Pericoloso, autoritario? Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti, bastava il Travaglio, un Renzi, non il presidente del Consiglio". Esordisce così Matteo Salvini nel dibattito che segue la comunicazioni di Giuseppe Conte. Salvini, che si è spostato dai banchi dell'esecutivo a quelli del gruppo della Lega, ribadisce la volontà di andare a elezioni: "La grande forza di essere un uomo libero, che vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani. In quest'aula ci sono donne e uomini liberi e uomini e donne meno liberi: chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è uomo o donna libero. E' il sale della democrazia". Ai Cinque Stelle: "Se volete governare con Renzi, Lotti e Boschi auguri".
Renzi: non sarò nel nuovo governo
Matteo Renzi affida a Twitter una prima reazione, immediata, alle frasi del presidente del Consiglio. "Giuseppe Conte si dimette. Il suo governo ha fallito ma il presidente del consiglio lascia con stile. Tra poco intervengo in Senato", scrive.
Giuseppe Conte si dimette. Il suo governo ha fallito ma il presidente del consiglio lascia con stile. Tra poco intervengo in Senato#maratonamentana
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 20 agosto 2019
Poi il senatore Pd prende la parola in Aula, dove ribadisce: "Abbiamo apprezzato le parole di Conte e il suo stile istituzionale". Ma dice: "Avremmo preferito fossero arrivati prima". La linea per l'immediato futuro è quella di un esecutivo istituzionale, la stessa portata avanti nel giorni scorsi. "Non si è mai votato in autunno - scandisce il senatore Pd - c'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo non perchè noi ci vogliamo tornare ma perchè l'aumento dell'Iva porta crisi dei consumi, non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora ora, questo è il Parlamento non il Papeete".
Renzi assicura che non sarà nel nuovo governo. Lo stesso - dice - dovrebbe fare il cosiddetto 'giglio magico'. "Io non parlo per Luca (Lotti ndr) e Maria Elena (Boschi ndr) ma se dovessi dare un suggerimento direi che sarebbe naturale che noi tutti restassimo fuori".
Pd-5 Stelle, Zingaretti frena
Mentre il senatore renziano Andrea Marcucci esplicita l'apertura a un accordo coi 5 Stelle ("sì al dialogo"), il segretario Pd Nicola Zingaretti temporeggia. Le parole di Conte sono "da apprezzare", ammette il governatore del Lazio, ma c'è il "rischio di una autoassoluzione". Dunque "qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi".
Insulti tra fan Lega e M5s
Urla, slogan e pure qualche offesa reciproca tra due capannelli organizzati di fan, uno più sparuto dei leghisti, un altro parecchio più ampio dei Cinque Stelle, fuori l'ingresso principale di Palazzo Madama. A dividere i due gruppi diverse camionette della Polizia.