Domenica 9 Marzo 2025
Cosimo Rossi
Politica

Il nodo giustizia, i silenzi del Movimento 5 Stelle sull’ex alleato Salvini

Il pentastellato Silvestri: “Le sentenze vanno sempre rispettate”. Oggi l’asse tra i due partiti si regge soprattutto sulla politica estera

Il nodo giustizia, i silenzi del Movimento 5 Stelle sull’ex alleato Salvini

Roma, 9 marzo 2025 – “Le sentenze si rispettano”. Ma lo slogan con cui il Movimento 5 Stelle si schermisce d’ufficio, in merito alla deliberazione della corte di Cassazione sul caso della nave Diciotti e i rapporti con gli ex alleati di governo della Lega, non la dice nient’affatto tutta riguardo i rapporti politici passati e presenti tra il Carroccio condotto da Matteo Salvini e la formazione guidata da Giuseppe Conte. Le due forze di matrice popolar-populista che nel decennio scorso avevano scardinato non senza successo il bipolarismo, fino a intessere un’alleanza di governo (Conte I: 2018-’19) all’insegna delle istanze nazional-popolari, compresi appunto il contrasto all’immigrazione concorrenziale coi ceti deboli nazionali, la lotta alla povertà (e il reddito di cittadinanza), le simpatie nei riguardi dell’isolazionismo pseudo-pacifista dell’America di Donald Trump versione 1.0, che oggi il tycoon ripropone in formula amplificata.

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Giuseppe Conte e Matteo Salvini ai tempi del governo gialloverde

Tempi e priorità sono appunto cambiati. E oggi come oggi le questioni della giustizia sono men che mai in cima all’agenda del partito di Conte, che del resto ha sempre trattato con le molle il rapporto tra toghe ed esecutivo. È quanto riferiscono gli stessi maggiorenti del Movimento, secondo cui il polso di “parlamentari, dirigenti e base” in queste ore non è affatto suggestionato dal caso Diciotti, ma ben più focalizzato sui rischi di guerra e sul tema del riarmo europeo.

La vicenda risale del resto alle ultime fasi del governo giallo-verde. L’allora plenipotenziario Luigi Di Maio chiese e ottenne il sostegno della base della piattaforma Rousseau contro l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Salvini, come ricordano dagli uffici parlamentari pentastellati. Ultima mossa a favore dell’asse di governo che si andava sgretolando dopo le elezioni europee del 2019 in cui si era affermata la cosiddetta maggioranza Ursula (von der Leyen) con l’allargamento dell’asse popolar-socialista anche a liberali e appunto grillini e simili. In seguito a cui Salvini che sancì la fine del governo dal Papete. Ricordano del resto in casa 5 stelle che il premier Conte prese le distanze dal leader del Carroccio sulla scorta delle discusse relazioni intrattenute con supporter e finanziatori russi nei fastosi ambienti dell’hotel Mariupol di Mosca. Rottura che determinò poi la nascita del Conte 2 col sostegno del Pd e poi silurato da Matteo Renzi in favore di Draghi.

Ciò non confuta tuttavia le ragioni dell’affinità popolar-populista tra Lega e 5 Stelle. Anzi. I due partiti che per una stagione hanno messo in crisi il bipolarismo oggi si ritrovano di nuovo avvicinati all’insegna delle ragioni del trumpismo la Lega e dello scetticismo nei confronti del neo-militarismo europeo e anti-russo i 5 Stelle. Non è insomma la giustizia il tema di affinità, nonostante le eventuali implicazioni sul caso Diciotti per il ruolo di Conte premier e Salvini ministro (che tra l’altro potrebbe sempre implicare il ruolo di capo di gabinetto svolto allora dal prefetto e attuale titolare del Viminale Matteo Piantedosi). L’asse giallo-verde, se c’è, riguarda piuttosto la politica estera. Come del resto è sempre stato.

“Il problema è che le sentenze non devono avvicinare niente a nessuno, i giudici devono applicare la legge, non sono degli opinionisti”, sostiene il deputato pentastellato Francesco Silvestri a proposito della decisione della sentenza della Cassazione sul caso Diciotti. “È nella cultura della Meloni contestare tutte le sentenze che non gli convengono, a partire da Dell’Utri fino ad arrivare a quest’ultima – continua Silvestri –. Questa è la loro cultura. Noi come M5s le sentenze le abbiamo sempre rispettate, anche quelle che ci piacciono meno; sono due culture proprio diverse”.