Domenica 24 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Conte, oggi l'ultimatum a Salvini e Di Maio: "Basta liti o me ne vado"

Il premier stufo: "Sono pronto a farmi da parte". Alle 18.15 la conferenza stampa

Oggi la conferenza stampa di Giuseppe Conte (Ansa)

Oggi la conferenza stampa di Giuseppe Conte (Ansa)

Dopo una settimana di silenzio post-europee, il premier si è reso conto che è obbligato a farsi sentire, pena una completa squalifica del suo ruolo. In caso contrario la sensazione che Palazzo Chigi sia uno stabile con su scritto «affittasi» dilagherebbe. Tanto più dopo l’incresciosissimo incidente di venerdì, con il giallo della lettera per Bruxelles anticipata ai cronisti. Rinfrancato dall’endorsement di papa Francesco e dal consenso registrato alla parata del 2 giugno – dove i «non mollare» si sono intrecciati con l’invito a «risollevare l’Inter», giocando sull’omonimia con il neo-allenatore nerazzurro – il premier si presenta alla stampa nel tardo pomeriggio. Se la forma non è chiara (semplice dichiarazione o conferenza con domande?) di certo nell’intervento farà un bilancio di quanto fatto in questi 12 mesi, per sottolineare come – finché non si è passati alla modalità urlata – il metodo ha funzionato. Responsabilità, dignità e rispetto reciproco le parole chiave per un discorso che punta a muoversi sul filo rosso del contratto di governo.

Da lì si può ripartire – il senso del ragionamento –, ma per ricominciare a camminare è necessario recuperare quel metodo di lavoro che ha permesso alla maggioranza giallo-verde di celebrare il primo compleanno. Di qui, la sfida di Conte: «O si affronta un’operazione di fiducia tra noi che riporti programmazione e omogeneità nell’azione dell’esecutivo, oppure vengono meno le condizioni per stare insieme». Si può fare tutto, dallo sblocca-cantieri al decreto-crescita alla flat tax, ma dopo un’analisi approfondita, studiando le coperture, condividendo le scelte e non ‘in solitaria’, via social. Altrimenti? Impossibile proseguire l’esperienza giallo-verde.

Il problema è che di assi da giocare per sostenere questa posizione il presidente del Consiglio non ne ha nemmeno uno. Peggio: per il momento si muoverà al buio. Senza nessun pre-accordo con Salvini né con Di Maio, pronto – quest’ultimo – ad abbracciare la strategia del ‘contenimento’ a cedere cioè pur di non tornare a votare.

Non era questo probabilmente quello che aveva in mente. La conferenza stampa doveva arrivare solo dopo un chiarimento con i suoi due vice che gli avrebbe permesso di annunciare la fase due del governo, con tanto di elenco dei provvedimenti in agenda e di tempistica. Invece deve limitarsi a esaltare i successi in cassaforte, chiedendo di tornare allo spirito che li ha resi possibili. Troppo poco anche solo per avvicinare la pace: Salvini avrà gioco fin troppo facile nel concordare sulla necessità di abbassare i toni, lamentando di essere stato lui per primo e più d’ogni altro oggetto di attacchi da parte degli alleati, sottolineando di non aver mai chiesto le dimissioni di Conte e dicendosi non pronto bensì ansioso di passare di nuovo all’azione.

Ma su quali provvedimenti e con quale squadra di governo sono i nodi dolenti che il premier non può sciogliere. Solo che per incontrare i due leader di maggioranza dovrà aspettare almeno giovedì: fino ad allora Salvini è in giro per ballottaggi, e lui stesso martedì andrà in missione in Vietnam. Il primo e fatidico consiglio dei ministri forse sarà convocato solo venerdì. Due giorni dopo la decisione della Commissione europea sull’eventuale apertura di una procedura per debito eccessivo. 

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