Roma, 3 aprile 2018 - Dopo un mese esatto di parole, la partita ha inizio. Come se finora si fosse scherzato, le continue dichiarazioni di questo ultimo periodo hanno spostato poco le distanze che esistevano tra i partiti la sera del 4 marzo, appena aperte le urne. Tutti salgono al Quirinale più o meno con le idee espresse a più riprese, e sarà adesso il Capo dello Stato a dover sbrogliare la matassa. Lo farà richiamando al principio di realtà, e spiegando a tutti che la campagna elettorale è finita e che se si vuole ottenere una possibilità di formare il governo bisogna portare i numeri.
La seconda repubblica ha introdotto nel dibattito politico un certo spirito maggioritario, per cui chi vince governa o almeno dice di voler governare, ma le regole sono rimaste tali e quali quelle della prima, regole secondo cui le maggioranze si formano in parlamento, e può capitare che governi chi ha trovato meno voti ma più alleati. Il gioco del momento tra i partiti è così quello di isolare gli altri, di frantumare resistenze e alleanze, per poter trattare da una posizione di maggior forza. E’ quello che sta facendo il Movimento 5 Stelle, che con Luigi Di Maio lancia un appello a Lega e Pd, chiedendo che si rendano disponibili a un confronto "purché non ci sia Forza Italia". La presenza di Berlusconi è per Di Maio indigeribile, e soprattutto una cosa è trattare solo con la Lega, ossia con una forza che ha ottenuto la metà dei voti dei grillini, un’altra cosa avere a che fare con tutto il centrodestra, che di consensi ne ha presi più dei Cinquestelle. I rapporti di forza sarebbero del tutto diversi, specie se oltre al forno leghista i grillini riuscissero ad accendere quello con il Pd.
Il Movimento Cinquestelle cerca quindi di far uscire allo scoperto i concorrenti giocando di sponda ora sull’uno ora sull’altro, ma è per adesso più o meno la stessa tattica che stanno adottando i rivali e potenziali alleati. Il Pd, per dire, in questa fase, ha poco interesse a farsi vedere troppo interessato a entrare nel gioco, e se mai attende di rendersi disponibile più avanti. Se si facesse avanti adesso finirebbe per essere usato come una stampella, rischiando di offrire un aiuto politicamente poco remunerativo e non ottenere niente in cambio. Tant’è che la proposta di Di Maio viene rigettata a strettissimo giro dal presidente dei senatori dem Andrea Marcucci: "L’offerta di Di Maio è irricevibile". La stessa risposta che peraltro fornisce Forza Italia, con Maria Stella Gelmini, "indisponibile" a fare un governo con il Movimento 5 Stelle. Come dire: molto rumore per nulla. Per adesso si va avanti così, al Quirinale in ordine sparso.