Sabato 21 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Consulta, voto in bianco. La maggioranza non ha i numeri. Esulta Schlein: siamo stati compatti

Il candidato del governo è Marini, l’opposizione fa muro. L’ombra di un accordo fallito coi grillini o Italia viva. Conte smentisce e ironizza: "Li abbiamo lasciati soli con le loro paranoie". Si torna in aula a fine ottobre.

L’Aula di Montecitorio durante il voto per un giudice della Corte costituzionale

L’Aula di Montecitorio durante il voto per un giudice della Corte costituzionale

Il blitz è fallito. Giorgia stavolta è andata a sbattere contro il muro eretto dalla leader del Pd ma nel suo stato maggiore non danno ancora la partita per definitivamente persa e meditano di riprovarci a breve. La maggioranza ieri si è arresa a metà mattinata: inutile consultare ancora il pallottoliere, i numeri (3/5 del Parlamento, ovvero 363 voti) per eleggere Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, alla Corte costituzionale senza l’apporto dell’opposizione non ci sono. Così, il centrodestra annuncia che voterà scheda bianca: nemmeno la sponda di due esponenti di Svp, Dieter Steger e Meinhard Durnwalder garantirebbe il miracolo. Il conto finale è giocoforza un po’ falsato. Alcuni, vista l’inutilità del round, nemmeno entrano in Aula. L’esito dello scrutinio dice che le schede nulle sono 323. Venticinque parlamentari di maggioranza non sono presenti, ma anche se ci fossero, il traguardo sarebbe lontano.

Che i rapporti di forza fossero questi era chiaro dalla vigilia: perché la premier abbia scelto di tentare comunque la spallata resta oscuro. Né è chiaro perché abbia deciso la settimana scorsa di provare l’azzardo in questa ottava votazione per eleggere il sostituto di Silvana Sciarra alla Consulta nel momento in cui tutti erano oramai convinti che si sarebbe aspettato dicembre, quando altri tre giudici costituzionali (Augusto Barbera, Giulio Prosperetti, Franco Modugno) concludono il mandato e chiudere così un pacchetto di nomine. La risposta può essere una sola: una qualche forma di accordo con una forza di opposizione. Molti indicano M5s, che smentisce con vibrato sdegno, per l’arrivo nel segreto dell’urna di quei voti necessari. Alcuni puntano il dito contro i renziani, che con altrettanta forza negano. Altrimenti, però, sono inspiegabili quei messaggi tassativi arrivati alla maggioranza: "Tutti in Aula, non sono ammesse defezioni". Certo, la manovra doveva restare riservata ma anche senza la fuga di notizie, difficilmente lo sarebbe rimasta. In Parlamento i segreti durano poco. A quel punto Elly Schlein ha fatto ricorso all’unico strumento in grado di far fallire il piano, l’assenza dal voto, centrando il bersaglio.

La premier esce male dalla vicenda perché la posta in gioco non era solo l’elezione di Marini ma la dimostrazione di poter procedere senza dover trattare con l’opposizione anche quando in ballo ci sono istituti di garanzia e persino in assenza dei voti necessari. È andata male: "La nostra compattezza ha fermato la forzatura che volevano fare, ora accettino il dialogo", esulta la leader del Pd. Le fa eco Giuseppe Conte: "Li abbiamo lasciati da soli in Aula con le loro paranoie, a scovare i traditori dentro FdI". La prima ricaduta si avrà in commissione di Vigilanza Rai. Anche lì, senza un accordo con una parte dell’opposizione. Mancano i numeri per eleggere celermente il nuovo presidente. La maggioranza spera in qualche defezione nelle minoranze, ma dopo la batosta di ieri è diventato più difficile.

Il centrodestra si riconsola denunciando l’irresponsabilità istituzionale: "La prossima volta che qualcuno riterrà di fare un richiamo al Parlamento affinché nomini il giudice mancante, dovrà essere destinato alle opposizioni", il ragionamento che circola a Palazzo Chigi. Non è un argomento privo di fondamento. La stessa opposizione aveva denunciato in passato con grande scandalo la dilazione sul posto vacante da quasi un anno. Il capo dello Stato era intervenuto con severità. Stavolta l’Aventino ha funzionato ma non è uno strumento che può essere usato più di tanto: "Basta con l’Aventino, non si può andare avanti a oltranza", avverte Azione con Ettore Rosato. Ieri è andata come è andata, ma non è detto che al prossimo giro non ci siano smottamenti nella minoranza.

Per questo nel cerchio meloniano non danno per scontato di dover arrivare a dicembre e alla trattativa complessiva sui quattro giudici. Insomma andato male un blitz se ne può sempre tentare un altro, entro questo mese. Del resto, sulla Consulta, il Parlamento continuerà a riunirsi con convocazioni periodiche. E, con grande fermezza, il partito della premier rispedisce al mittente l’accusa di conflitto d’interesse di Marini. "È un bluff, non esiste. Nel settembre del 2022 venne eletto alla Corte costituzionale Marco D’Alberti, consigliere giuridico del presidente Draghi".