Un’ipotesi di accordo che prevede due giudici alla maggioranza, uno alle opposizioni e un tecnico. Con quest’ultimo la cui figura potrebbe coincidere con quella di Roberto Garofoli, già apprezzato presidente di sezione del Consiglio di Stato ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi a Palazzo Chigi.
È la proposta di Elly Schlein a Giorgia Meloni per sbloccare la partita delle nomine alla Corte Costituzionale mentre si avvicina dicembre, quando bisognerà votare un nome al posto di Silvana Sciarra, già a fine mandato, e altri tre nuovi giudici al posto del presidente Augusto Barbera, di Franco Modugno e di Giulio Prosperetti, di prossima scadenza.
L’ACCORDO
L’ipotesi si basa su Garofoli. Nato a Taranto nel 1966, è stato anche capo dell’ufficio legislativo al ministero degli Esteri con Massimo D’Alema durante il secondo governo Prodi e capo di dipartimento della Funzione Pubblica con Mario Monti premier. Il cv comprende il coordinamento della commissione contro la corruzione, il segretariato generale di Palazzo Chigi con Letta e poi la carica di capo di gabinetto di Padoan con Renzi e Gentiloni premier, rinunciando al compenso aggiuntivo rispetto a quello di magistrato. GLI ALTRI CANDIDATI
Se Garofoli può essere il nome giusto almeno per aprire una discussione sul profilo tecnico, tra i nomi per i Dem si fanno quelli di Stefano Ceccanti, ex deputato e costituzionalista, e di Andrea Pertici, professore di diritto costituzionale all’Università di Pisa e membro della direzione nazionale del Pd. Un nome che pottebbe essere sgradito ai riformisti del partito di Schlein e nemmeno da Italia Viva. Ma potrebbe essere quello giusto per eleggere il preferito della premier, ovvero Francesco Saverio Marini. Per Meloni e Schlein sarebbe una doppia vittoria personale e politica.
CALENDA RIVENDICA
Intanto sull’ipotesi di accordo arriva l’ironia di Carlo Calenda: "Sono settimane che proponiamo questo schema per superare lo stallo sui giudici della corte. Un indipendente scelto insieme, eletto per primo, due indicati dalla maggioranza e uno dalle opposizioni. Ora fa piacere leggere che qualcosa si muove".
Alessandro D’Amato