CanèSi sono svegliati orfani, mutilati: è stata dura ieri mattina per 170 milioni di americani utenti di TikTok. E per fortuna che c’è Trump, ha scritto la piattaforma, visto che il presidente potrà dare 90 giorni di proroga a questo strumento oscurato dalla Corte Suprema perché giudicato pericoloso per la sicurezza nazionale. Possibile, visto che l’ha lanciato la Cina, e che tra un tic e un toc dei teenager Usa e di tutto il mondo, accumula informazioni che possono servire a guidare, manipolare, indirizzare le opinioni pubbliche. Non solo Pechino, ovviamente. Ogni social è scrigno inesauribile di questo tesoro, dell’oro nero del terzo millennio: i dati. E non solo i social, se Bezos ricorda sempre che con Amazon non guadagna sui prodotti, ma "vendendo" gli acquirenti, i gusti: le loro vite. Soprattutto dei giovani, la maggioranza dei 43 milioni di italiani che ogni mese naviga in Rete, il 73% per cercare informazioni. Un massa d’urto che polverizza i 9,2 milioni che guardano la tv o il milione e tre di copie di quotidiani venduti ogni giorno: i media dell’informazione controllata, approfondita, tanto per capirsi. Normale che di fronte al mare magnum della comunicazione social senza filtri, soprattutto dopo l’abbandono del cosiddetto fact checker, il controllo automatico dei fatti, si debba alzare il livello di attenzione e vigilanza. "C’è sempre più bisogno di contenuti certificati", ha detto il presidente Mattarella. Il problema è chi certifica. La Ue ha costruito una barriera legislativa (Digital Service Act) ma rischia di essere una zattera nel mare in tempesta. In cui navigano sia gli equilibri tra grandi potenze, sia la nostra socialità spicciola, quando attorno a un tavolo le persone non si parlano, ma ognuno chatta per conto suo. Vedendo e leggendo cosa? Di tutto. Vero, falso, verosimile. Credendo di essere attori protagonisti, mentre sono (siamo) solo marionette.
PoliticaCon i nostri dati e le false notizie ci manipolano