Nessun sabotaggio. "Vediamo. Dubito che non lo voteremo... Ma aspettiamo", fanno sapere dai piani alti del Pd sul consenso alla nomina di Raffaele Fitto. Che da ieri è accreditato dall’informato sito statunitense Politico per la vicepresidenza esecutiva e la preziosa delega alla Coesione, oltre a Economia e Pnrr. Un en plein che sarebbe il successo migliore per Giorgia Meloni dopo i patemi per il consenso rifiutato alla presidenza di Ursula von der Leyen. E che obbligherebbe anche il Pd a un voto favorevole, dal momento che la segretaria Elly Schlein ha ancorato il consenso alle deleghe di peso per Fitto. Intanto però la lista ufficiosa delle deleghe sta suscitando le proteste di parte dei socialisti, dei verdi e la sinistra. E, tanto più nel giorno in cui Mario Draghi si converte al debito e gli investimenti comuni che di certo non può convincere questa Commissione, si potrebbe perfino profilare la diserzione di una parte delle maggioranza, a cominciare dai Verdi e da qualche socialista.
Sul voto degli europarlamentari Pd a Fitto ci sono in realtà poche obiezioni anche nel gruppo di Strasburgo. L’ha dichiarato chiaro l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro: "Fitto può essere un buon rappresentante per l’Italia, l’ho sempre detto – sostiene il neo eletto –. Siamo avversari e ci siamo scontrati in tante occasioni anche a livello locale in Puglia. Ma tutto si può dire di lui, tranne che sia il prototipo del sovranista". Fitto è un euroconservatore convinto in effetti. Contro di lui potrebbero votare al limite Lucia Annunziata e Sandro Ruotolo, mentre la gran parte del gruppo già adesso sembra orientata a seguire l’orientamento di Decaro.
Ma il punto è politico. Vero è che non è mai successo che gli italiani abbiano votato contro il commissario nazionale e reali piani di sabotaggio non ce ne sono. D’altro canto il Pd deve trovare come aggirare la difficoltà del recuperato successo di Meloni dopo l’impasse post elezioni europee. "Il governo si è fatto degli autogol clamorosi come il voto contro Costa – sostiene il senatore Alessandro Alfieri – neanche Orban ha votato contro". Non sfugge però al senatore della minoranza riformista che: "L’Italia è un Paese importante che avrà ragionevolmente deleghe importanti – spiega – Se avremo una delega all’altezza, avremo senz’altro un atteggiamento costruttivo e di rispetto istituzionale. D’altra parte, se all’Italia sarà riservata una delega minore, ci riserviamo il diritto di critica". Le ultime indiscrezioni sembrano tuttavia confutare la possibilità di contestare un ruolo marginale per Fitto.
Anzi. Insieme al big Dombrovskis alla ricostruzione dell’Ucraina e Breton all’industria, il ministro pugliese sembra aver guadagnato una vicepresidenza da podio. Al Pd perciò "conviene fare buon viso", come suggerisce qualcuno, e guardare oltre "alle regionali di autunno dove siamo messi bene" e poi al possibile referendum sull’autonomia.
Intanto però a Bruxelles cresce il malumore delle forze di sinistra, Verdi e Pse compresi, nei riguardi delle indiscrezioni sulla composizione della Commissione von der Leyen. "Quella che gira non può essere la lista definitiva", sostengono fonti europarlamentari preoccupate di uno sbilanciamento a destra. La capogruppo del Pse, Iratxe Garcia Perez, da giorni evita di fare dichiarazioni ufficiali. Un voto contrario da parte della sinistra eco-socialista, per quanto remota, non è da escludere. Se non su tutti, perlomeno per silurare qualche nome simbolico.
Cosimo Rossi