Domenica 24 Novembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Cinquanta sfumature di pacifismo. Gelo bipartisan sul segretario Nato: "Niente attacchi sul suolo russo"

Da Crosetto a Cecilia Strada, respinto l’invito di Stoltenberg a revocare le restrizioni sulle armi inviate a Kiev

Quant’è pugnace la via della pace. Dalle bellicose parole del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che esorta a revocare le restrizioni sull’uso degli armamenti concessi all’Ucraina per colpire la Russia, alle diverse interpretazioni del ripudio della guerra tra e dentro i partiti in lizza per le Europee, la diatriba intorno alla pace (e la guerra) si colora di tutte le sfumature politiche possibili e immaginabili. Certo è che Stoltenberg sia riuscito a unificare l’arco istituzionale. Al netto delle differenze, maggioranza e opposizione hanno infatti accolto con estrema "prudenza" – per dirla con la premier Giorgia Meloni – la proposta agli alleati "di valutare se non sia il caso di revocare alcune delle restrizioni sull’uso degli armamenti che hanno donato all’Ucraina" avanzata dal segretario uscente dell’Alleanza atlantica. Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello della Difesa, Guido Crosetto rimarcano cautela dichiarandosi contrari a ogni forma di impegno diretto. Stessa linea, pressappoco, della leader dei dem Elly Schlein, che in più invoca un intervento diplomatico dell’Europa. Con la capolista del Nord-Ovest Cecilia Strada che giudica come "follia" la proposta Stoltenberg. Mentre la Lega si annuncia pronta a depositare una mozione, odg o interrogazione, di censura nei riguardi del segretario generale della Nato. Un testo che, nel caso arrivasse al voto, potrebbe creare non pochi problemi alla maggioranza.

Da sempre più acceso fautore della risposta armata all’aggressione di Mosca, Stoltenberg si fa latore della proposta di escalation dopo l’estensione dei combattimenti e dei bombardamenti russi su Kharkiv, nella contesa zona di confine orientale. "Negare all’Ucraina la possibilità di utilizzare queste armi contro obiettivi militari legittimi in territorio russo rende molto difficile la difesa", sostiene. "Io non so perché Stoltenberg dica una cosa del genere. Penso che bisogna essere molto prudenti", replica Meloni dagli studi Rai. Senza venir meno al fatto che "la Nato deve mantenere la sua fermezza", la premier rileva di aver udito "molte dichiarazioni discutibili" negli ultimi mesi. Compreso l’intervento di truppe prospettato dal presidente francese Emmanuel Macron. Propositi rispetto cui la premier consiglia "maggiore prudenza". Anche per il ministro della Difesa è "sbagliato aumentare una tensione già drammatica": bene aiutare l’Ucraina a difendersi, ma lasciando "aperta la possibilità della costruzione di una tregua immediata e la partenza di un tavolo di pace", sostiene Crosetto. "Non vogliamo che siano utilizzate le armi inviate dall’Italia aldilà dei confini dell’Ucraina" e tantomeno "manderemo soldati a combattere", precisa Tajani. Anche il leader di Italia viva Matteo Renzi si confessa "molto preoccupato", constatando l’irrilevanza dell’Europa e della politica.

Nell’Italia dove "non ci piace la guerra in generale", come rispondeva Vittorio De Sica all’ufficiale SS nel Generale della Rovere di Rossellini, nessuno si associa insomma al falco norvegese. Semmai c’è tutta un’articolazione di vie per la pace. Dal classico adagio latino si vis pacem para bellum al pacifismo integrale di matrice confessionale e politica, passando per le più controverse posizioni critiche verso l’atlantismo europeo di certo sovranismo che ammicca a Putin. Tutte sfumature presenti nella contesa elettorale europea. Tra i partiti ma anche al loro interno. Se Avs e M5s sono netti sul no all’invio di armi, come la lista della colomba pacifista di Michele Santoro, anche le liste Pd hanno dato spazio ai portabandiera della pace come Cecilia Strada e Marco Tarquinio.