Roma, 5 febbraio 2025 – Chiara Gribaudo (Pd), la proposta Franceschini ha scosso il partito. Strategia percorribile e, nel caso, vincente?
“La proposta di Franceschini ha il merito della franchezza e della pragmaticità, manca però un elemento determinante: una nuova legge elettorale. Dubito che Meloni sia disponibile a una legge elettorale proporzionale (magari con sbarramenti più alti), come quella delle Europee. Quindi dobbiamo provare ancora e tenacemente a cucire una coalizione su punti programmatici il più possibile condivisi e non abbandonare questa strategia, per serietà di fronte al Paese, a chi soffre e a chi soprattutto spera in un’alternativa seria e credibile, con una classe dirigente rinnovata nei metodi e nel merito. Partiamo dalle buone pratiche, in Umbria ha funzionato”.
Giuseppe Conte, leader M5s, la appoggia, ma il Pd avrebbe da perderci o da guadagnarci intraprendendo questa strada?
“Il Pd, lo sostengo da sempre, deve fare semplicemente il Pd, il primo partito di opposizione oggi e al governo domani e radicarsi sempre più nella società. Quando non l‘ha fatto ha smarrito il senso del proprio destino: andare al governo per fare il bene del Paese e soprattutto delle classi lavoratrici tutte, dall’operaio al professionista al docente all’imprenditore. Questa è la funzione del Pd nel nostro tempo, certo partendo da chi è meno tutelato, ma oggi anche chi cerca di fare buona impresa, spesso in questo Paese viene schiaffeggiato e noi dobbiamo difenderlo. Abbiamo pagato il prezzo del governismo negli anni passati perché si è governato senza una vera condivisione e definizione di obiettivi: per questo, a partire dal lavoro dell’opposizione, serve costruire una proposta programmatica coerente, senza cedere alle sirene del populismo o a tatticismi senza sostanza. Su questo sfidiamo noi stessi e le altre forze politiche. Dobbiamo sporcarci le mani, entrare nella carne viva del Paese, che non sta bene nonostante la propaganda del governo e dei suoi corifei”.
Al momento, si sente solo la voce del centrodestra di governo, l’opposizione fa fatica a farsi sentire: che cosa manca? È la proposta politica che non ha più appeal?
“La vittoria di Trump ha certificato che l’onda di destra è mondiale, dobbiamo dircelo. Sta travolgendo tutte le democrazie liberali. Il pensiero neo conservatore è egemone al momento. Questo elemento, unito all’ingerenza dei miliardari non ci aiuta, e non aiuta una democrazia che ha dimostrato purtroppo i suoi limiti quando è poco partecipata ma soprattutto troppo lenta nelle decisioni che servono e sono urgenti per uscire da una politica poco credibile che sconfina nell’astensionismo. È una fase che non sarà per sempre. Ma dobbiamo ridefinire le categorie del progressismo e della sinistra contemporanea. Siamo perdenti se ci limitiamo a opporre risposte tradizionalmente “di sinistra” all’agenda delle priorità imposte da questa destra”.
Che cosa serve (e dunque cosa manca) oggi al Pd per rappresentare un’alternativa credibile alla destra di governo?
“Il Pd due anni fa era un partito finito. Servirebbe un po’ di generosità nei confronti della segretaria e riconoscerle l’enorme lavoro fatto. Il nostro popolo è tornato a votarci e ad avere fiducia in noi. Ma non basta. Serve un nuovo patto sociale tra produttori e mondo del lavoro e questa cosa solo il Pd la può garantire. Quel che serve, e che Elly ha già iniziato a fare, è costruire questo paziente e umile percorso di ascolto per chiedere aiuto e sostegno nella costruzione dell’alternativa, per rimettersi a servizio degli altri. Ricucire l’Italia tra Nord e Sud, ma anche all’interno delle comunità locali, ridurre cioè i divari geografici, generazionali e di genere per accompagnare a nuove forme di autonomia ed emancipazione, per sostenere e alimentare la voglia di alternativa. E con orgoglio ribadisco che questa visione d’insieme solo il Pd la può proporre”.