Sabato 21 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Chi è Raffaele Fitto e perché l’Italia lo ha proposto come commissario europeo

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha confermato la nomina a Bruxelles per il ministro di Fratelli d’Italia

Roma, 31 agosto 2024 - Infine è ufficiale. All’ultimo giorno utile il Governo italiano ha formalizzato l’indicazione di Raffaele Fitto per l’incarico di commissario europeo: opzione prediletta dalla premier Giorgia Meloni, che nelle ultime ore ha incassato i nulla osta della stessa von der Leyen e del presidente del Ppe Manfred Weber, anche in virtù dei buoni uffici del ministro degli Esteri e leader azzurro Antonio Tajani.

Il ministro degli Affari Europei, Politiche di Coesione e Pnrr Raffaele Fitto
Il ministro degli Affari Europei, Politiche di Coesione e Pnrr Raffaele Fitto

Tra Meloni e Fitto, che da europarlamentare eletto con Forza Italia nel 2015 partecipò alla nascita del gruppo europeo dei Conservatori e riformisti (Ecr) dove afferisce FdI, c’è un’affinità che viene di lontano. Dal quarto esecutivo Berlusconi (2008-2011), dove una era ministra della Gioventù e l’altro degli Affari regionali. Ambedue giovani e insofferenti ai tiepidumi che avevano stemperato il tardo berlusconismo e ancor più all’esclusività dei cerchi magici che contornavano il Cavaliere. Disappunto divenuto per Fitto dissenso esplicito in occasione del patto del Nazareno (sulla riforma elettorale e istituzionale) siglato tra Berlusconi e Matteo Renzi nel 2014; mentre Meloni assumeva la guida di FdI, che alle politiche 2013 si erano fermati sulla soglia del 2%.

L’endorsement dei vertici del Ppe nei riguardi di Fitto fa ben sperare la premier dopo la brusca impasse provocata dal voto contro von der Leyen. Il profilo di Fitto si adatta sicuramente al portafoglio della Coesione, che gestisce la distribuzione delle risorse destinate all’integrazione economica, sociale e territoriale dell’Unione. Ruolo chiave, anche se non dirimente, che potrebbe esser integrato con la delega sul Pnrr. Ma l’obiettivo del governo è la vicepresidenza esecutiva. Sebbene nella scorsa legislatura, di tre vicepresidenze esecutive, solo Vladis Dombrovskis esercitava un reale potere di firma. L’Italia, inoltre, potrebbe vagheggiare la nuova delega sulle politiche di Difesa.

Il curriculum di Fitto è insieme quello di un predestinato e un enfant prodige . Nato a Maglie (Lecce) nel 1969, la gioventù di matricola universitaria s’interrompe bruscamente nel 1988, quando il padre Salvatore, notabile De e presidente della Puglia dal 1985, muore 47enne in un incidente stradale. Raffaele ne raccoglie il testimone con impegno fino allora inespresso. Due anni dopo è 21enne consigliere regionale Dc. Nell’anno della laurea e della scelta di campo, segue Buttiglione e gli altri ex Dc che si aggregano a Berlusconi. E nel 1999 è europarlamentare con FI. Lascia nel 2000 per diventare presidente ella Regione. Ma al momento della riconferma viene battuto di un soffio dal comunista eretico Nichi Vendola.

La sconfitta, come accadrà ancora, gli vale una promozione. Nel 2006 un seggio parlamentare e nel 2008 l’incarico di ministro per gli affari regionali nel IV governo del Cav. Torna a Strasburgo nel 2014, quando si consuma la rottura con Berlusconi e partecipa alla nascita del gruppo dell’Ecr. Uscito del tutto indenne (rinunciando alla prescrizione) da un paio di vicissitudini giudiziarie legate alla sanità, negli anni successivi lambicca senza successo qualche esperimento neocentrista, che gli consente di tornare in Europa nel 2019 grazie all’alleanza con FdI, dove entra formalmente a ottobre. L’anno successivo perde per la seconda volta su tre le elezioni in Puglia contro Michele Emiliano. Di nuovo, però, esce vincente a Roma: per la quarta volta parlamentare e ministro degli Affari europei, con la delega all’attuazione del Pnrr, nel Governo Meloni. Che ora lo lancia in Europa con la vera delega a riallacciare il rapporto con quel Ppe che pretende dalla premier una definitiva scelta di campo.