"Pare di stare a vedere Amici di Elly Schlein", sentenzia un autorevole parlamentare del Terzo polo mai divenuto tale. Non solo perché ci sono più concorrenti che pubblico, ma perché sembra che sia in primo luogo il Pd a ordinare le nomination per il concorso della voce federatrice del centro del centrosinistra.
Il sindaco di Milano Beppe Sala, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, l’ex capo della Polizia Franco Gabrielli. Nonché, più defilato quanto concreto, in quanto esponente dem col curriculum giusto per federare non tanto il centro quanto il campo di centrosinistra in tutta la sua larghezza, l’ex commissario europeo Paolo Gentiloni, fresco di nomina Onu come co-presidente della task force sul debito in tandem con l’egiziano Mahmoud Mohieldin.
Tutti, e nessuno, il lizza per aggregare il centro che non quaglia del centrosinistra che non decolla; eccezion fatta per il Pd di Elly Schlein, stando al responso delle Europee e le Regionali del 2024. Tutti, chi più e chi meno, paventati dal partito del Nazareno più che dalle forze centriste. "È un mix tra autocandidature e mal di pancia sparsi, che non esprimono né un’ipotesi federativa né una Margherita 2.0.", osserva in proposito un tecnico della comunicazione di origine Dc di lungo corso. "Neanche un petalo di Margherita", taglia ancora più corto un esponente di Azione.
Ma allora perché tanta attenzione mediatica? "Oggettivamente lo spazio politico c’è", rileva un dirigente della minoranza dem; anche se l’area moderata si è dimostrata sin troppo ristretta ed esangue per il campo largo a guida Schlein. Siccome però i voti "non solo si contano, ma si pesano", come hanno sempre sostenuto i fautori del Pd, il centro rimane esistenziale nell’ottica di governo. E di qui prendono le mosse le (auto)candidature alla funzione federatrice.
Si dice che quella di Ruffini sia propugnata da Romano Prodi in persona. Lanciato dalla Leopolda di Matteo Renzi e poi nominato al vertice dell’Agenzia delle Entrate, il dirigente pubblico aggrega quell’area cattolico-democratica che è stata fondamentale per la nascita dell’Ulivo prodiano, anche se a quasi trent’anni di distanza appare una riproduzione in sedicesimo. A quanto si vocifera al Nazareno, Schlein in realtà non crede molto nell’operazione Ruffini. Sarebbe invece più convinta nell’eventualità che sia il sindaco di Milano ad aggregare il centro che manca al centrosinistra.
Ma al riguardo sono i riformisti dem quelli meno convinti che Sala sia in grado di reggere la sfida, visto come vacilla ad ogni provocazione renziana e anche qualche imbarazzo politico per la norma cosiddetta “salva Milano“ che deregolamenta i piani regolatori su tutto il territorio nazionale. In quanto a Gabrielli, "come si fa a proporre un ex capo della Polizia come leader politico?", osservano gli stessi esponenti moderati.