Roma, 11 luglio 2024 – I dati più incoraggianti sono quelli sulla dispersione scolastica. Quella implicita (che misura la corrispondenza tra le competenze acquisite e il percorso scolastico raggiunto) è al 6,6%, lo scorso anno era all’8,7%, il precedente al 9,7%, nel 2019 al 7,5. Quella esplicita, ovvero gli studenti che abbandonano, passa dall’11,2% al 10,5% nel 2023 e secondo le proiezioni nel 2024 dovrebbe essere del 9,4%". Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è soddisfatto dei risultati delle prove Invalsi presentati alla Camera. In particolare per il calo dell’abbandono: "Il Pnrr stabiliva per il 2026 un target del 10,2% e per il 2030 del 9%. Secondo queste proiezioni nel 2024 saremmo ai livelli previsti con sei anni di anticipo".
Ma continuano a rimanere grandi divari tra l’istruzione del Nord e quella del Sud.
"Vero, però tendono a ridursi. Per esempio nell’ultimo anno delle superiori in tutte le materie si riscontra un miglioramento generalizzato. E soprattutto nelle regioni del Sud. Al termine del percorso formativo si riducono quindi in modo significativo le distanze tra Nord e Sud. E succede anche alle elementari e alle medie".
In matematica però al Sud solo 4 su 10 raggiungono il livello base in terza media. A cosa è dovuto questo dato?
"Al fatto che la scuola meridionale è stata trascurata per troppo tempo. Noi abbiamo fatto partire Agenda Sud nel maggio 2023, investendo 325 milioni di euro nelle scuole svantaggiate del Mezzogiorno. Abbiamo anche destinato risorse per i laboratori e le infrastrutture, grazie anche al Pnrr. Ci sono ancora molte criticità, ma i miglioramenti sono netti e visibili"
In italiano invece le performance dei 14enni peggiorano, soprattutto al Nord e al Centro mentre quelle del Sud sono stabili. Sarà il potenziamento dell’italiano per stranieri a risolvere?
"È vero che il rendimento in italiano nelle scuole delle periferie delle grandi città del Nord è in discesa preoccupante. In provincia di Milano e Torino nel 2023 ci sono state performance inferiori a quelle della media della Campania. La prima necessità è quella di un’Agenda Nord, che abbiamo varato per il prossimo anno scolastico. Sugli stranieri di prima generazione i dati Istat e Invalsi ci dicono che in quinta elementare sono un anno indietro rispetto ai compagni di classe. Per questo è necessario il potenziamento dell’italiano per gli alunni stranieri".
Per migliorare le capacità degli studenti cosa pensa dei progetti per portare i quotidiani in classe? Pensa che sia giusto allargarli alle medie?
"Certo, sono favorevolissimo. Ben vengano i giornali nelle scuole, si commentino con grande libertà e pluralismo e spero che negli istituti circolino diversi quotidiani. Ma mi piacerebbe anche che tanti studenti facessero un giornale in classe. Le racconto un aneddoto".
Prego.
"Un preside di una scuola in provincia di Napoli aveva un alto tasso di dispersione. Ha fatto il giornalino del quartiere. I ragazzi che non andavano a scuola hanno cominciato a incuriosirsi e a voler partecipare alla redazione e così sono tornati a studiare. Un giorno il preside entra in una terza media e dice: “Ma che state facendo?”. E loro: “Preside, non ci disturbi. Il comitato di redazione è in riunione. Anche così si vince la dispersione”".
In che modo farà rispettare il divieto di uso degli smartphone in classe?
"Lo faranno rispettare le scuole. Per le medie sono previste anche sanzioni disciplinari e gli istituti sapranno far rispettare i divieti".
Sul ritorno del diario scolastico sui social network c’è chi ha scritto che il governo è ostile alla tecnologia.
"Ma questo è falso. Abbiamo investito 1,2 miliardi di euro per le aule digitali e abbiamo avviato sperimentazioni per l’uso dell’intelligenza artificiale per personalizzare la didattica e l’apprendimento. Nessun divieto per tablet e computer. Vietiamo il cellulare perché nei più giovani incide negativamente sulla concentrazione, sulla memorizzazione e sugli apprendimenti, tutti gli studi scientifici sono concordi su questo".