Bonanni
La ricostruzione del centro politico è una sfida cruciale per porre il freno all’astensionismo elettorale e sbloccare il sistema politico odierno. L’indifferenza crescente verso le urne è una spia d’allarme per una democrazia sempre più fragile. Il restringimento dell’area del consenso produce effetti devastanti: da un lato, i governi sono spinti ad aggrapparsi ai surrogati della governabilità, concentrando il potere nelle mani di pochi e svuotando la partecipazione popolare; dall’altro, mancando di legittimazione, evitano le grandi scelte, limitandosi a inscenare la parvenza di una guida politica.
Dietro questo rifiuto del voto si cela una massa di elettori moderati, delusi dalla narrazione populista e dalle logiche conflittuali senza sbocchi che dominano la scena. Non estremisti, ma persone che credono in una società pluralista e nel compromesso. Rifiutano la gestione disinvolta del debito pubblico, lo spreco di risorse e l’immobilismo di un sistema che non li rappresenta né li ascolta. Il bipolarismo a dominanza populista, sostenuto da un sistema elettorale che lascia ai leader dei partiti il potere di nominare i parlamentari, è il cuore del problema.
Tentare di creare nuove formazioni centriste legate agli attuali partiti di bipolarismo è un’illusione: non cambierebbero nulla, anzi perpetuerebbero lo status quo, servendo solo a consolidare vecchie correnti partitiche. Ciò che serve davvero è un centro politico autonomo, auto consistente, capace di superare le logiche polarizzanti e aggregare le migliori esperienze politiche e prepolitiche del Paese, come quelle cattoliche, liberali, umaniste. Un grande partito di centro, indipendente e deciso, potrebbe riaccendere la partecipazione di milioni di elettori oggi disillusi e innescare un processo di riforma dell’intero sistema politico.
Un simile progetto valorizzerebbe anche le realtà virtuose imprigionate nei limiti del bipolarismo, e fornirebbe risposte concrete alle sfide cruciali: il rafforzamento del ruolo italiano in Europa, l’innovazione tecnologica per lo sviluppo e la competitività.