Domenica 27 Ottobre 2024

Caso Boccia-Sangiuliano, il giallo della chiave d’oro (da 12mila euro) donata al ministro: che fine ha fatto?

Il dono non sarebbe al Ministero come aveva detto Sangiuliano. L’ex ministro: “Non credevo fosse preziosa. Ce l’ha Maria Rosaria Boccia, io sono pronto a corrisponderne il valore”. Il precedente di Franceschini

Roma, 26 ottobre 2024 – L’ultimo capitolo dell’infinito gossip politico-giudiziario Sangiuliano-Boccia si arricchisce di un nuovo colpo di scena: non si troverebbe la chiave d’oro del valore di circa 12mila euro, donata dal sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio, all’allora ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, per intercessione – pare – della consulente mancata del ministero Maria Rosaria Boccia. Ad alimentare il giallo è un documento inedito, firmato dall'allora capo del dicastero della Cultura che sarà mostrato nella puntata de Le Iene, in onda domani su Italia 1.

Approfondisci:

Il ministro Giuli non teme Report: “Rivelazioni? Tutto noto”

Il ministro Giuli non teme Report: “Rivelazioni? Tutto noto”
La chiave d'oro di Pompei donata all'allora ministro Gennaro Sangiuliano e recante le sue iniziali. A destra Sangiuliano con Maria Rosaria Boccia
La chiave d'oro di Pompei donata all'allora ministro Gennaro Sangiuliano e recante le sue iniziali. A destra Sangiuliano con Maria Rosaria Boccia

L’inchiesta

Secondo Le Iene, oltre all’indagine dei pm di Roma sul caso Sangiuliano-Boccia, ci sarebbe un nuovo fascicolo, aperto proprio in relazione alla sorte della chiave d'oro, su cui starebbe indagando anche la Corte dei conti. Non a caso i dipendenti del comune di Pompei sarebbero stati interrogati dai carabinieri del nucleo investigativo, come racconta un segretario comunale all'inviato Alessandro Sortino.

Franceschini l’ha restituita dopo lo scandalo Sangiuliano

Prima che a Sangiuliano, un oggetto così importante venne consegnato anche al suo predecessore, il ministro Dario Franceschini. Secondo la legge quando un ministro riceve un dono può tenerlo solo se vale meno di 300 euro, altrimenti tale oggetto è da consegnare all'amministrazione pubblica. Secondo quanto emerge dal servizio delle Iene, “sembra che Franceschini si sia tenuto la chiave d'oro per tre anni e che l'abbia ridata indietro solo quando, quest'estate, è scoppiato lo scandalo che ha investito l'ex ministro Sangiuliano, visto che pensava 'fosse una patacca’”.

Franceschini: “Pensavo fosse una patacca”

"Ho parlato col gioielliere che mi ha detto che c'era un certificato di garanzia”, gli dice Alessandro Sortino dopo averlo raggiunto a telefono. “Quando andiamo in giro ci danno spesso queste cose qua di premi, cerimonie – gli risponde Franceschini –.  Io non l'ho mai più aperta, l'ho portata a casa insieme ad altre pergamene e cose del genere, quando ho letto che quella data a Sangiuliano era di valore l'ho restituita”. La gioielliera mi ha detto che era impossibile non accorgersene, dice che c'erano i gioielli, gli zaffiri, i rubini, i brillanti, gli fa notare Sortino. "Intanto è difficile immaginare che venga consegnato un oggetto così di valore in un comune che dà un'onorificenza, no? Comunque, morale della favola, non l'ho sospettato minimamente. Quando ho letto la storia di Sangiuliano che aveva ricevuto una chiave di quel valore lì l'ho restituita", conclude Franceschini.

L’orafa: “Evidente che fosse di valore”

Ma secondo l'orafa che l'ha realizzata che l'oggetto fosse prezioso era evidente. “Se poteva sembrare una patacca? Ma per l'amor di Dio lei mi offende! Era certificata e tutto era scritto. Franceschini pensava fosse una patacca? E io posso pure pensare che lui tiene una laurea finta. La gioielleria Vitiello faceva uscire una patacca? L'ultima di Sangiuliano addirittura l'abbiamo perfezionata con smeraldi, zaffiri e rubini”, dice all'inviato.

Sangiuliano: “Boccia ha la chiave d’oro”

Anche Sangiuliano, attraverso virgolettati riportati dal quotidiano La Stampa, a settembre, prendendo le distanze dal suo predecessore, faceva sapere: “La chiave sta al ministero protocollata insieme agli altri doni”. Ma qualche giorno dopo è la Boccia a far nascere il dubbio rispondendo al vicedirettore Federico Monga: "La facesse vedere questa chiave protocollata”. Nel documento esclusivo, firmato di suo pugno e indirizzato al gabinetto del ministero della Cultura, l'ex ministro spiega come starebbero le cose: “Ho ritenuto che tale oggetto, recante le mie iniziali, fosse di un valore di gran lunga inferiore agli euro 300, limite per l'obbligo del conferimento al ministero”. Ma non aveva dichiarato di averla consegnata e protocollata al ministero? Si chiede Sortino. 

Sangiuliano sostiene che “in realtà, anche lui, come il suo predecessore Franceschini, non si era accorto del valore della chiave, nonostante la sua avesse anche delle pietre preziose incastonate nell'oro. Ciononostante, accertato il valore del dono, Sangiuliano avrebbe dovuto restituirlo”. Eppure, si legge ancora nel documento da lui redatto: “Non ho la disponibilità dello stesso. …Risulterebbe essere nella disponibilità della signora Boccia Maria Rosaria, residente in Pompei, sulla base di fotografia postata dalla medesima sui social”. E, cosa ancora più importante: “…mi rendo immediatamente pronto a corrispondere la somma prescritta…”, pagare la differenza tra i 300 euro e il valore reale dell'oggetto, versare cioè 11 mila e 700 euro, per un regalo che, oggi, non possiede più.

Ultimo capitolo del giallo riguarda Maria Rosaria Boccia che, raggiunta da Alessandro Sortino, chiede di spegnere la telecamera e va via a bordo della sua auto. Poco dopo diffida il programma dal “diffondere servizi che contengano notizie destituite di fondamento”. Saranno le nuove inchieste della Procura e della Corte dei conti a fare chiarezza.