Roma, 1 febbraio 2025 – “Lecito o non lecito procedere nei confronti di una premier, due ministri e un sottosegretario non è affatto il nocciolo del problema”. Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati, Forza Italia, lo ripete perché, spiega, per lui è un punto dirimente.
Mulè, come giudica, dunque, l’azione della Procura di Roma sul caso Almasri dopo l’esposto dell’avvocato Li Gotti?
“La premessa è che fin dalle sue prime mosse la vicenda Almasri è uscita binari di reale collaborazione tra poteri dello Stato, che dovrebbe essere la precondizione in situazioni del genere”.
E alla premessa cosa segue?
“Il fatto che Procura capitolina, che aveva più strade di quelle portano a Roma per procedere, abbia a mio avviso deliberatamente scelto quella più dirompente, attribuendo una condotta rilevante e massimamente offensiva ai membri del governo”.
Ci indichi le altre strade.
“Di fronte all’esposto, il procuratore Lo Voi poteva intanto prendere più tempo, visto che per la legge avrebbe potuto attendere fino a 15 giorni prima di decidere, e permettere così ai ministri Nordio e Piantedosi di riferire in Parlamento, come chiedeva l’opposizione. O meglio ancora avrebbe potuto inviare gli atti al Tribunale dei Ministri con una contestuale richiesta di archiviazione”.
Questo presupporrebbe una non rilevanza delle prove acquisite.
“Ovvero degli articoli di giornale. E con tutto il rispetto, lo dico da giornalista, una procura non dovrebbe capire meglio la vicenda esposta prima di iscrivere i vertici dello Stato al registro degli indagati?”.
La preoccupa questo scontro sempre più acceso tra poteri dello Stato?
“Ma in questa vicenda, badi bene, non ci sono affatto due poteri dello Stato che si scontrano”.
E allora cosa?
“C’è un potere giudiziario che si scaglia contro il potere esecutivo. Con un attacco che in questo caso non colpisce Meloni, Nordio e le singole persone, ma le alte cariche del governo nelle loro funzioni. E con loro colpisce gli italiani che hanno loro conferito quel compito con le elezioni”.
L’Anm parla di attacchi violenti e ribadisce che i magistrati non fanno politica.
“Eppure il sindacato delle toghe si è elevato sempre di può a una sorta di quarto grado di giudizio su qualunque attività e decisione del governo”.
Non rientra nella normale ripartizione dei poteri?
“La ripartizione dei poteri funziona se le funzioni non si sovrappongono. Cosa che non avviene se la magistratura si mette a fare politica. Per dirla in chimica: piombo, antimonio e bario sono tre elementi isolati e indipendenti. Ma se li mescoli diventano polvere da sparo”.
Una volta in politica il refrain era che le sentenze di rispettano. Dunque, per estensione, anche il lavoro dei magistrati. Non è più così?
"Le sentenze si rispettano sempre, e le leggi votate dal Parlamento si accettano. è così che funziona la divisione dei poteri. Soprattutto perché non è alla magistratura ordinaria che la Costituzione assegna un controllo delle leggi. Per quello la Carta prevede il ruolo di controllo del Capo dello Stato, il lavoro della corte Costituzionale. Da nessuna parte si parla di un giudizio politico, anzi di un pregiudizio, da parte dell’Anm. Che è lecito, chiariamo, se rimane un parere”.
I ministri Nordio e Piantedosi si presenteranno in Parlamento? Secondo l’opposizione il rinvio dell’Informativa è stato pretestuoso.
“Il rinvio è stato l’esito normale di una lacerazione della serenità politica che la mossa della procura ha prodotto. Non presentarsi non è stato un fallo di reazione. Il fallo è stato semmai l’ingresso a gamba tesa della magistratura. Il tempo di riprendersi, poi il governo, stia certo, risponderà alle domande del Parlamento”.