Giovedì 30 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Caso Almasri Meloni indagata

Con lei Nordio, Piantedosi, Mantovano. L’annuncio in un video sui social. .

Osama AlMasri, comandante della polizia giudiziaria di Tripoli

Osama AlMasri, comandante della polizia giudiziaria di Tripoli

"Favoreggiamento e peculato". Sono i reati per cui risultano indagati la premier Giorgia Meloni, i ministri di Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, il sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano, in relazione all’arresto e il repentino rimpatrio, via aereo di Stato, del cittadino e funzionario di polizia libico Njeem Osama AlMasri Habish, meglio noto come AlMasri, tra il 19 e il 20 gennaio scorsi.

La "notizia bomba", come la definisce un autorevole direttore di tg, deflagra alle 17 di ieri. È la stessa presidente del Consiglio Meloni a premurarsi d’informare, a mezzo social network, che "il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino AlMasri".

DENUNCIA LI GOTTI

Il "dovuto" avviso di garanzia è figlio dell’esposto/denuncia presentato il 23 gennaio dall’avvocato Luigi Li Gotti; già difensore di diversi collaboratori e di parte civile in processi di mafia e terrorismo, sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi e senatore per l’Italia dei Valori. Un atto che si è rivelato molto più efficace delle interpellanze e le polemiche parlamentari delle opposizioni, come rilevano dalle parti del governo; constatando che il procuratore Lo Voi "ha dato una bella mano" alla mossa dell’avvocato, in quanto avrebbe anche potuto "aprire e chiudere" la denuncia. Che adesso chiama a indagare e deliberare (entro 90 giorni) l’eventuale autorizzazione ai procedere il Tribunale dei ministri, composto da tre giudici e competente sui procedimenti per reati commessi da membri del governo nell’esercizio delle loro funzioni.

IL CASO ALMASRI

La controversa vicenda inizia quando, il 19 gennaio, AlMasri viene arrestato dalla polizia a Torino su segnalazione dell’Interpol, in esecuzione di un mandato di cattura della Corte penale internazionale dell’Aja. Le accuse al funzionario di polizia libico coprono un arco temporale di dieci anni, dal 2015 all’ottobre scorso, e riguardano presunti crimini commessi nel carcere di Mitiga (Tripoli) sotto la sua direzione a danno di 5.140 persone. Dopo il fermo a Torino, il ministro Guardasigilli Nordio fa sapere che "è pervenuta la richiesta della Corte penale internazionale di arresto" e che, "considerato il complesso carteggio", sta "valutando la trasmissione formale della richiesta della Cpi al procuratore generale di Roma". In poche ore arriva la notizia della scarcerazione, per un errore procedurale, e il provvedimento di espulsione disposto dal ministro dell’Interno Piantedosi, con relativo volo di Stato per rimpatrio.

LE POLEMICHE

Deflagra la bufera. Amnesty International denuncia la vicenda come "scandalosa". Le opposizioni chiedono conto al governo. La Corte penale internazionale contesta al governo che "non ha ancora ottenuto una verifica da parte delle autorità sui passi che sono stati compiuti". Per il ministro Piantedosi "la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a procedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge" disponendone perciò l’immediata scarcerazione.

Per le opposizioni Meloni deve chiarire i fatti. E soprattutto non deve utilizzare l’avviso di garanzia per "fare la vittima", come contestano Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Mentre Elly Schlein ribadisce a chiedere alla premier che "è sul piano politico" e di "non nascondersi dietro ai suoi ministri". Oggi pomeriggio alla Camera Piantedosi e Nordio avrebbero dovuto rispondere unitamente sulla vicenda, ma l’informativa è saltata. La vicenda sembra all’inizio più che alla fine.