Bruxelles, 3 ottobre 2019 - Applausi e - quasi - una standing ovation per Carola Rackete al termine della sua audizione davanti alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo. La capitana della Sea Watch 3, raccontando proprio il caso che l'ha vista protagonista in un difficile braccio di ferro per ottenere lo sbarco dei 53 migranti a bordo della nave, ha puntato il dito contro la Ue. "Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?", ha detto nel corso del suo intervento. "L'unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. È stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata. Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste", ha attaccato.
"Con il decreto sicurezza (dell'Italia, ndr) venivo considerata una minaccia all'ordine pubblico. Ho ricevuto una serie di attenzioni solo dopo essere entrata in porto. Ho dovuto entrare nel porto di Lampedusa non come atto di provocazione, ma per motivi di esigenza", ha aggiunto la comandante sottolineando che quello che ha fatto non è stato salvare migranti, ma ""vite umane". "Questo è ciò che la legge del mare mi dice di fare come capitana: portare le persone in pericolo in mare in un porto sicuro, indipendentemente da razza, classe o sesso''. E ancora: "Credo che sia stato delineato che le operazioni di ricerca e soccorso rientrano nel diritto internazionale. Non so come l'Italia abbia approvato una legge che non rispetta il diritto internazionale e del mare". "Non è una distorsione della giustizia punire civili che salvano vite in mare a difesa dello stato di diritto e proteggere una pratica di Stato fuorilegge?", si è chiesta ancora la capitana.
''Il Mediterraneo centrale si sta trasformando in un cimitero, mentre l'omissione di soccorso e i respingimenti per procura sono diventati una pratica istituzionalizzata, il dovere di salvare è stato criminalizzato'', ha detto ancora Rackete. "Mentre parlo sono sottoposta a due inchieste penali in Italia - ha dichiarato ancora -. Non sono preoccupata perché le mie azioni sono giustificate dalla legge e dalla moralità, e come difensore dei diritti umani. Quello che mi preoccupa è che da allora la Sea Watch 3 è sotto sequestro in porto" e non può salvare vite umane.
Carola Rackete ha quindi invitato l'Unione europea a interrompere "qualsiasi cooperazione con la Libia", "poiché sappiamo che lì vi sono violazioni dei diritti umani".
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SALVINI ALL'ATTACCO - La reazione degli europarlamentari, che ha applaudito Carola Rackete, non è però piaciuta a Matteo Salvini."Non mi sognerei mai di applaudire una comandante che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa, per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa. Provo pena, imbarazzo e vergogna per chi ha applaudito Carola Rackete a Bruxelles", dice il leader della Lega. "L'omaggio alla comandante della SeaWatch3 - incalza l'ex ministro dell'Interno - è un'offesa all'Italia". "E nessuno - conclude - ha ancora smentito la notizia dei tre presunti torturatori di immigrati caricati da Carola e scaricati nel nostro Paese, cioè in quell'Europa dove qualcuno batte le mani alle ong".