Giovedì 26 Settembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Carlo Fidanza (FdI): "Macron e Scholz sconfitti. Ora l’Italia conterà di più"

Il capodelegazione al Parlamento Ue: devono riconoscere il nostro peso. "Sì a uno spostamento a destra delle politiche europee su green e migranti".

Carlo Fidanza (FdI): "Macron e Scholz sconfitti. Ora l’Italia conterà di più"

Carlo Fidanza (FdI): "Macron e Scholz sconfitti. Ora l’Italia conterà di più"

Roma, 21 giugno 2024 – Carlo Fidanza è stato appena riconfermato capodelegazione di FdI al Parlamento europeo. Onorevole, lunedì a Bruxelles c’è stato un tentativo di tagliar fuori il governo da ogni decisione sui vertici istituzionali con una vera e propria conventio ad excludendum?

"Alcuni cercano di andare avanti come se non fosse successo nulla e non si fosse votato, ma non è possibile: Macron e Scholz devono rispettare il voto dei cittadini europei e prendere atto della sconfitta. È il motivo per cui Giorgia Meloni ha assunto alla cena una posizione netta, di metodo e di merito. Intanto, non è possibile che si riuniscano per ore caminetti di presunti illuminati per cercare soluzioni escludendo tutti gli altri. Quanto al merito, l’Italia è la terza economia d’Europa, l’unico tra i Paesi fondatori con un governo stabile e uscito rafforzato dalle urne. Deve vedere riconosciuto il suo peso, a prescindere dall’affiliazione politica del suo primo ministro".

Che cosa può fare l’Italia per non essere esclusa dalle scelte?

"È un partita in due tempi: il primo è quello delle proposte che il Consiglio dovrà formalizzare. E lo sta giocando la premier. Il secondo tempo riguarda il Parlamento e dunque FdI. Con un’ipotetica maggioranza di tre gruppi – popolari, socialisti, liberali – in cui c’è totale distonia sia sull’assegnazione dei top jobs sia sull’indirizzo politico, c’è il rischio che le tensioni si scarichino al momento del voto in Aula, e questo può accrescere la forza contrattuale di FdI e dei Conservatori".

Si riuscirà a votare il 18 luglio, come da calendario?

"I negoziatori popolari, socialisti e liberali faranno di tutto per chiudere nel Consiglio ufficiale del 27 giugno, altrimenti si crea una situazione di stallo dagli esiti imprevedibili, anche perché in quel caso si dovrà tener conto del responso delle urne francesi, cosa che stanno cercando disperatamente di evitare".

Informalmente, il governo ha sempre fatto capire che intendeva votare per von der Leyen, senza entrare in maggioranza. È ancora così?

"Il percorso è appena iniziato: se si votasse domani non ci sarebbero le condizioni per FdI per dare il disco verde a un secondo mandato di Ursula von der Leyen. Due sono i paletti che poniamo: uno spostamento delle politiche europee a destra su temi come il green e l’immigrazione. E il riconoscimento di un ruolo adeguato per l’Italia".

Al terzo gruppo del Parlamento spetta l’Alto rappresentante per gli Affari esteri. Se Ecr resta sul podio, lo reclamerete?

"In realtà, questo schema segue una dinamica di Consiglio e lì ci sono più governi liberali che conservatori. Avere il terzo gruppo non cambia nulla rispetto agli assetti sui top jobs ma rispetto al passaggio parlamentare e all’assegnazione delle presidenze di commissione ci dà un peso maggiore".

Perché escludete la fusione con Identità e democrazia? A parte la posizione sulla guerra in Ucraina, quali altre differenze ci sono?

"Abbiamo sensibilità differenti, su molti temi votiamo insieme e su altri no. L’Ucraina poi non è certo un tema irrilevante. La nostra prospettiva è quella del “modello Meloni”, una destra di governo che si può alleare con altri soggetti. Poi in questa fase riteniamo più utile “diversificare l’offerta” a destra, per coprire un ventaglio più ampio di posizioni ed evitare di regalare delegazioni al Ppe, rendendolo più autonomo nel trattare con la sinistra. Al contrario, serve una destra forte e plurale per esercitare pressione e attrazione nei confronti dei popolari, affinché sui provvedimenti più importanti smettano di votare con socialisti e verdi, come troppo spesso è accaduto negli ultimi anni".

La posizione che assumerà il governo nel voto sulla presidenza della Commissione influirà sulla trattativa sulla procedura d’infrazione?

"Sono tavoli diversi. La procedura d’infrazione era un provvedimento atteso, per l’Italia come per gli altri Paesi: non c’è possibilità di mischiare i piani".