Venerdì 27 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Carlo Calenda: "Serve un governo d’unità nazionale. Draghi sarebbe il premier ideale"

Il leader di Azione rilancia: affidiamo il Paese a persone esperte, i partiti se ne facciano una ragione "Conte ha fatto un quarto di quello che avrebbe potuto. I soldi ci sono, ma non sa come spenderli"

Roma, 29 ottobre 2020 - Fuori dai denti: il governo è in grado di gestire una crisi così grave o sta inseguendo il virus?

"Sono i numeri a dirlo: il governo insegue il virus sia dal punto di vista sanitario che da quello economico".

Dunque? Carlo Calenda, leader di Azione ed ex ministro del centrosinistra, non ha dubbi sulla ricetta.

"Serve un governo di unità nazionale. L’Italia ha bisogno di un esecutivo formato da persone che abbiano esperienze di gestione nel settore privato o nel settore pubblico. Non un esecutivo che, nell’emergenza, non riesce a far funzionare lo Stato a dovere. Questo governo è indietro su tutto: economia, Recovery fund, sanità, istruzione. Tra retorica e Stati generali si produce ben poco".

C’è un problema di risorse?

"No. I soldi ci sono. La tesoreria dello Stato in questo momento ha 100 miliardi di euro in cassa che non riesce a spendere. Il punto è che non sono in grado di far accadere le cose. Fin dall’inizio dell’epidemia hanno varato Dpcm che servono a spostare il peso del virus dallo Stato ai cittadini".

Cosa ci vorrebbe? Lockdown limitati, magari a Napoli e Milano? O totali come in Francia e in Germania?

"Premesso che finora non ho mai commentato Dpcm ma solo obbedito, io penso che abbia ragione Walter Ricciardi. Bisognerebbe fare lockdown mirati a Napoli e Milano".

Niente lockdown totale?

"Se i contagi continuano a salire si andrà a un inasprimento ulteriore, ma spero che non si arrivi a un lockdown totale altrimenti economia e occupazione andranno a gambe all’aria. E poi se chiudiamo , distruggendo le imprese, i ristoranti e cosi via quando riapriremo, se non costruiamo a tempo di record una rete di protezione, fra due o tre mesi saremo da capo a dodici".

Conte l’altro giorno ha sfidato i critici a fare proposte alternative.

"Voglio ricordare che a maggio, proprio con Ricciardi, abbiamo fatto un progetto dettagliato, regione per regione, per gestire la seconda ondata che abbiamo portato al ministro della salute, Speranza, spiegando, su tutti i parametri della rete di protezione pubblica (dalla capacità di fare tamponi fino alle mascherine), cosa si sarebbe dovuto fare. Bene: oggi è stato fatto più o meno la metà di quello che serviva".

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E le misure del decreto ristori? Sono sufficienti o no secondo lei?

"Non sono adeguate. Le misure a fondo perduto sono sbagliate. Tempo fa io dissi al ministro dell’Economia, Gualtieri, di restituire i 20 miliardi di euro di anticipo Ires e Irap pagati a novembre a tutte le imprese che hanno perso più del 10% del fatturato. In questo modo gli dai indietro quello che hanno pagato. E’ un provvedimento rapido, immediato e potente invece di queste misure fatte male e implementate peggio. Siamo sempre lì: serve gente che conosca l’economia reale".

Torna all’unità nazionale.

"Sì. Non si può andare avanti così. I partiti dovrebbero farsene una ragione e proporre un governo di persone che hanno amministrato bene nel privato o nel pubblico, grandi regioni o grandi comuni".

Un governo Draghi, per dirla con il leghista Giorgetti.

"Condivido. Poi Draghi è l’ideale, non so se sia disponibile. Ma da questo tunnel l’Italia può uscire solo così".

In questo modo non aumenta i suoi fan tra i democratici: si metta nei loro panni, pensa che sosterranno la sua candidatura al comune di Roma?

"Con loro governiamo in Emilia-Romagna. Quando le cose funzionano sono il primo a sostenerle. Vale anche per Roma e per il Paese".

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