Roma, 11 maggio 2024 – “Vogliamo giocare questa partita sulla qualità dei candidati, la nettezza dei programmi e sul portare in Europa persone che possano incidere. Poi si può decidere se votare un galantuomo come il generale Camporini o uno come Vannacci che non lo vuole nemmeno la Lega". Il leader di Azione Carlo Calenda pensa che l’8 e il 9 giugno la sfida delle urne si debba giocare soprattutto sulla competenza. E attacca la maggioranza senza risparmiare Renzi, Conte e il Pd.
Le elezioni europee, secondo i sondaggisti, sono un referendum sui governi in carica. E allora come si vince l’8 e il 9 giugno? "Si vince facendo il contrario. Ovvero candidando per la prima volta persone che nei loro settori sono il meglio che c’è. E poi vorrei sottolineare che a oggi solo noi e Forza Italia abbiamo presentato il programma. Questo significa che c’è proprio una disattenzione di fondo sui temi dell’Europa".
La sfida del 4% Azione se la gioca con Renzi e facendo concorrenza al Pd. Si sente un po’ tra due fuochi?
"No, perché a differenza di Stati Uniti d’Europa noi siamo una lista che andrà nello stesso gruppo politico dopo le elezioni. E poi non candidiamo tutto e il contrario di tutto, da Mastella a Cecchi Paone. Chi vota Azione vota un progetto politico. Sui dem bisogna prima capire di quale Pd parliamo. È quello di Tarquinio che è contro l’aborto e le armi in Ucraina? È quello di Gori o di Eleonora Evi dei Verdi che dice che bisogna chiudere le produzioni di gas nazionale?". Lei ha scelto il Town Hall Meeting per parlare con la gente di Unione europea. Qual è oggi il sentimento che ha percepito rispetto alla Ue?
"Stare in una piazza in mezzo alla gente è certamente importante. Oggi mi fanno domande soprattutto sui rischi per la guerra in Ucraina. Ma c’è anche una scarsa conoscenza dell’Europa. Alcuni mi dicono che l’Ue non ci aiuta sui migranti, ma sappiamo che sono gli Stati membri a bloccare la redistribuzione. Come Meloni, che vota contro e poi ne fa un alibi. Antieuropeismo? Più che altro ho sentito un grande disinteresse".
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Ci sono liste e slogan sul pacifismo in queste elezioni. Perché secondo lei dire “votami se non vuoi la guerra” è rivoltante?
"Perché Conte promette una cosa che non può mantenere. Come non è riuscito a sconfiggere la povertà e come – lo abbiamo scoperto dopo – il Superbonus non era gratis. Penso che gli ucraini vadano aiutati a difendersi, senza arrivare a un conflitto con la Russia. Conte pensa che debbano arrendersi a Putin". Caso Toti: è la quinta inchiesta su politica e voto di scambio in poche settimane. Dietro c’è un problema nella politica? "Dietro c’è una carenza di leggi. Oggi un governatore può farsi finanziare da un concessionario a cui può decidere se rinnovare la concessione stessa. La politica oggi è voto organizzato perché è crollata l’affluenza. Ci sono consiglieri che ti dicono “io ho 50mila voti“. Ma come fai ad averli? Bisogna disciplinare il conflitto d’interessi. Magari riprendendo il codice etico del Parlamento europeo. Io stesso, pur non avendo incarichi di governo, ho avuto due persone che mi hanno prima finanziato e poi chiesto favori. Ho immediatamente ribonificato quel denaro e bloccato il contatto". Perché ha espresso solidarietà alla ministra Roccella contestata dalle femministe? Non si può protestare contro un politico?
"Certo che si può. Ma una cosa è contestare, altro è impedire di parlare. Quello era un luogo di confronto con gente che la pensa diversamente da Roccella. Quella contestazione ha ottenuto l’effetto opposto".