Giovedì 14 Novembre 2024

Cannabis light, stretta del governo. L’allarme: “A rischio 11mila posti di lavoro”

Approvato l’emendamento al ddl sicurezza che equipara la cannabis light a quella con thc. Polemica politica. Associazioni agricoltori in rivolta: faremo ricorso

La coltivazione della canapa in Ue

La coltivazione della canapa in Ue

Roma, 1 agosto 2024 – Polemica dopo la stretta del governo sulla cannabis light che, di fatto, viene equiparata a quella con thc. Nella seduta fiume di questa notte delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera è stato approvato l'emendamento al ddl sicurezza che equipara la cannabis light a quella con il principio attivo. Una polemica non solo politica, che ha visto dure poteste dell'opposizione per le tappe forzate su un provvedimento che non ha l'urgenza di un decreto, e che solleva preoccupazione per le possibili ripercussioni sull’economia e su una filiera che in Italia fattura 500 milioni di euro all’anno e impiega migliaia di persone, soprattutto giovani. 

Tra i primi a lanciare l’allarme, il segretario di Più Europa Riccardo Magi: “Duro colpo al settore che vede migliaia di occupati e una filiera completamente italiana. Il governo Meloni  – scrive su X – in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro”. Mentre il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini bolla la decisione come “frutto di pregiudizi ideologici” e parla di "una grave sconfitta per la libera impresa in Italia”. Gli agricoltori accusano il governo di colpire la parte più pregiata del comparto agroindustriale della canapa da estrazione, basato sulla produzione di derivati da cannabidiolo (Cbd), utilizzati per impieghi che sono ampiamente riconosciuti dalla normativa europea: dalla cosmesi all'erboristeria, dagli integratori alimentari al florovivaismo. 

L’associazione agricoltori annuncia di voler presentare ricorso e sottolinea che il provvedimento arriva in un periodo in cui la produzione è in pieno campo, con il “rischio per gli agricoltori di non poter vendere il frutto del proprio lavoro, legale, tracciato e controllato dalle stesse forze dell'ordine. “Molti acquirenti in un contesto di scarsa chiarezza dal punto di vista giuridico, stanno disdicendo gli ordini con gravi danni per gli agricoltori", denuncia la Cia.