Giovedì 21 Novembre 2024
Elena G. Polidori
Politica

Il campo largo è già finito. Veto di Conte nelle regioni: “No anche in Umbria ed Emilia-Romagna”

Il leader 5 Stelle rompe: non possiamo presentarci al fianco di Renzi e lancia un messaggio al Pd: “Non siamo pronti ad allearci, dobbiamo chiarirci” I dem infuriati per l’ennesimo strappo: “In questo modo festeggia solo Meloni”

Roma, 1 ottobre 2024 – Giuseppe Conte terremota il campo largo. Rilancia e dà per concluso il tentativo di mettere insieme tutte le opposizioni, lasciando basiti anche Verdi e Sinistra Italiana.

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Elly Schlein e Giuseppe Conte

Il leader del M5s non affiancherà il proprio simbolo a quello di Italia Viva né in Umbria, né in Emilia-Romagna, dopo il veto a una coalizione con Matteo Renzi in Liguria, fatto che ha portato al ritiro dei candidati Iv. A Porta a Porta, mentre era in chiusura una difficile giornata parlamentare, il leader M5s ha spiegato in tv di “non essere disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prende i soldi dai governi stranieri, ed è all’origine della contaminazione tra affari e politica. Fa lobbismo in Italia e all’estero”. Insomma, “Renzi rappresenta una vera incompatibilità per i nostri obiettivi politici, è una mina a orologeria”. Parole deflagranti per il centrosinistra a cui ha subito risposto, piccato, lo stesso Renzi che si è detto convinto di non essere lui il vero obiettivo di Conte: “Se Conte vuole fare una battaglia contro Schlein, la faccia pure. Ma non sulla pelle dell’Emilia-Romagna, terra che ha già formalizzato la coalizione”. Il leader Iv ha assicurato di non volere fare passi indietro: “Noi ci saremo, con il nostro simbolo e i nostri candidati. Non mettiamo veti ai grillini anche se hanno fatto l’opposizione a Bonaccini. Ma non siamo disponibili a subirne”. La risposta del Pd l’ha data, invece, il capogruppo al Senato, Francesco Boccia: “Se non vogliamo lasciare la destra e Meloni a Palazzo Chigi sine die, è evidente che bisogna rafforzare l’alternativa, che dobbiamo costruire dando risposte ai problemi delle persone”. Per Schlein, che da sempre punta a una coalizione la più larga possibile, si annunciano quindi tempi difficilissimi. Le elezioni politiche sono lontane e, nei prossimi mesi, le carte in tavola cambieranno mille volte. E Conte ha puntato a testa bassa proprio su di lei; la partita ligure ormai è chiusa, perché le liste sono già state depositate e si ricorda, al Nazareno, come i renziani, nella regione già governata da Toti, erano parte integrante della giunta Bucci a Genova. E lo stesso Renzi, prima della virata a sinistra, ebbe a ironizzare sulla candidatura di Orlando: “È la volta che Toti vince dai domiciliari”.

Quelle dell’Umbria e dell’Emilia-Romagna sono però battaglie apertissime: il voto ci sarà il 17 e 18 novembre, quindi le trattative andranno avanti fino alla fine del mese.“Ho profondo rispetto per il dibattito politico a livello nazionale nel centrosinistra – commentava ieri sera Michele de Pascale, candidato presidente Pd in Emilia- Romagna –, ma la Regione è troppo importante, io mi voglio occupare solo di lei e, con grande rispetto, chiedo a tutti di fare lo stesso”, mentre dall’altro campo rispondeva Elena Ugolini: “Il campo largo è un’accozzaglia di partiti creata solo per andare contro”. Insomma, se in Liguria Iv ha fatto un passo indietro, in Emilia-Romagna non ha intenzione di concedere il bis, tanto cher ieri sera, a caldo, la Schelin non ha voluto commentare lasciando la Camera con Nicola Fratoianni e chiedendo a tutti di evitare polemiche. Anche Avs, però, è spiazzata, perché è chiaro che Conte stia mirando alla leader dem, come sostengono in parecchi, sottovoce, nel Pd; una strategia, è il ragionamento, con cui Conte mirerebbe a un doppio risultato. Da un lato, minare il Pd nel suo ruolo di “perno“ della costruzione del centrosinistra: “Il Pd, con il 24% nelle ultime elezioni europee, sente sulle spalle la responsabilità di guidare un processo politico alternativo alla destra”, ricorda il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia. Dall’altro lato, è la convinzione di diverse fonti parlamentari Pd, Conte vuole compattare lo zoccolo duro M5s in vista dell’ultima fase della costituente 5 Stelle.