Ronma, 28 febbraio 2023 - "Porte aperte" innanzitutto agli elettori del Pd che non sentono più il partito del Nazareno come casa propria. Il giorno dopo la vittoria di Elly Schlein, Carlo Calenda parla senza mezzi termini di "Opa riuscita di Articolo Uno sul Pd" e di "Partito democratico finito, inteso come confluenza di cattolici democratici, riformisti e sinistra". E, dunque, da leader di Azione e del rassemblement con Italia Viva di Matteo Renzi, fa risuonare da subito l’avviso-appello ai naviganti in uscita: "Porte aperte, noi siamo pronti".
Debutto da segretaria Schlein, atto primo: "Ora voglio tesserare il popolo delle primarie"
Che cosa cambia nel campo dell’opposizione con il successo della Schlein?
"Dopo l’elezione di Schlein si definisce bene tutto il campo politico: da un lato una sinistra radicale e populista fatta da Pd e 5 Stelle, dall’altro una destra a guida Meloni. E poi ci siano noi, il Terzo Polo, che rappresentiamo i riformisti, i liberali, i democratici e popolari".
Anche per lei, come per molteplici osservatori, la vittoria della Schlein spinge il Pd a sinistra e libera praterie per i riformisti?
"È una tesi che condivido. Gli iscritti e i non iscritti hanno scelto una segretaria (alla quale faccio i complimenti) e una linea dentro un processo completamente democratico. Ma hanno scelto un’identità precisa che è distante dalla nostra. Un’Italia divisa tra Schlein e Meloni è un’Italia ingolfata nell’ideologia e nei proclami e sempre più distante da pragmatismo e dal buon governo".
Porte aperte, dunque, a chi dentro il Pd non si sente più a casa sua? Ha avuto contatti con qualche dirigente «scontento» dell’esito del voto?
"Non ho avuto contatti con personalità del Pd che oggi mi pare abbiano manifestato l’intenzione di restare dentro, cosa che rispetto. Noi stiamo facendo un lavoro da molti mesi, che deve continuare, sulla classe dirigente locale dell’area riformista del Pd e alcuni li abbiamo portati anche in Parlamento. Ci rivolgiamo, però, in primo luogo agli elettori del Pd. Si apre un grande spazio riformista, per gli elettori innanzitutto, per quegli elettori che vogliono affrontare le cose in modo pragmatico e non ideologico".
Su nodi come la politica estera e economica le assonanze tra il nuovo Pd e i grillini sono destinate a crescere?
"Sì. Ci sarà una completa saldatura. Il Pd come è stato concepito, come confluenza di riformisti, cattolici democratici e sinistra è finito. Abbiamo assistito all’Opa di Articolo Uno sul Pd. Ed è riuscita".
Il risultato del congresso dem, dunque, vi farà accelerare la nascita del nuovo partito?
"La rotta era già tracciata: dobbiamo dare casa a chi vuole una politica che risponde ai problemi in modo serio e pragmatico. Sono trent’anni che decliniamo mentre ci promettono rivoluzioni e miracoli. Anche basta. Domani partirà un cantiere aperto e inclusivo per arrivare a un partito unico. Porte aperte, dunque".
Quali potranno essere, in ogni caso, i rapporti tra voi e il nuovo Pd? Ci potrà essere una futura alleanza?
"In politica non si esclude niente. Ma abbiamo posizioni notevolmente differenti da Schlein su moltissimi fronti: dai termovalorizzatori e rigassificatori al posizionamento internazionale dell’Italia, al Reddito di cittadinanza. Quindi i rapporti saranno distinti e diversi. Anche se su alcuni temi come la sanità o il salario minimo si può dialogare".
Sul salario minimo pronti a dialogare e a fare fronte comune anche con Giuseppe Conte?
"La proposta sul salario minimo l’abbiamo già fatta nel 2018, in campagna elettorale. Ora è tempo di trovare un accordo e approvarlo. Non è una questione di Conte perché io mi rivolgo a lui ma anche al Pd e alla Meloni: il salario minimo è fondamentale perché sotto i 9 euro l’ora non solo c’è povertà lavorativa, ma il 25% dei lavori non è coperto da Contratto collettivo nazionale di lavoro".
E con il governo Meloni si potranno riaprire altri spazi di dialogo?
"Come abbiamo sempre detto nessuna opposizione pregiudiziale. Ma nessun compromesso. E se guardo alle ultime vicende il giudizio è nettamente negativo. Penso alle parole agghiaccianti, inumane, eticamente inaccettabili, del Ministro Piantedosi sulla tragedia in Calabria. Penso anche al caso dei balneari, che è il tipico esempio di una categoria piuttosto ristretta che riesce a tenere in ostaggio partiti politici senza valori, in cerca di piccoli bacini di consensi. Una perfetta metafora del blocco del Paese. Bene ha fatto il Presidente Mattarella a dare uno stop chiaro".