Giovedì 1 Agosto 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Calenda (Azione): "Tanti auguri a Schlein e al campo largo. Noi restiamo al centro"

L’ex ministro smentisce le fughe dal suo partito: siamo uniti "Le alleanze? Decidiamo caso per caso. In Emilia Romagna siamo col Pd". Ma poi boccia il bipolarismo: non sarò io a romperlo, lo farà la Storia.

Calenda (Azione): "Tanti auguri a Schlein e al campo largo. Noi restiamo al centro"

Carlo Calenda, 51 anni, Azione

Commentando l’ultima mossa dell’ex gemello del Terzo polo, Carlo Calenda, leader di Azione, opta per il sarcasmo: "Pensavo di essere l’ultimo ’pirla’ che si era fidato di Renzi, non ero l’ultimo e questo mi rassicura dal punto di vista psicologico. L’unica cosa che mi sento di dire è in bocca al lupo a Elly Schlein".

Di un po’ di fortuna si direbbe che ha bisogno anche lei: fino a quando prevede che resterà solo soletto al centro?

"Fino a quando sarà utile per il Paese. Lo scontro perenne fra centrodestra e centrosinistra non porta da nessuna parte. È finzione teatrale: se Schlein pensasse che La Russa è un fascista, non lo prenderebbe certo a pacche sulle spalle nella partita del cuore. La politica in Italia è diventa uno spettacolo che serve per far dimenticare agli elettori i problemi concreti".

Eppure gli elettori sembrano reclamare proprio il ritorno al bipolarismo.

"Se pensassi anche io che la politica è solo mero tatticismo, impiegherei dieci minuti a entrare nella coalizione di centrosinistra, chiedendo qualche posto sicuro. Ma poi quanto è destinato a durare quel governo che non è d’accordo se stare o non nella Nato, o se ci sono dentro i Cinquestelle che continuano a dire ’viva il Venezuela’? Mi spiace, non ragiono così. Sono consapevole che per rompere il bipolarismo serve tempo. Ma qualcuno ci deve provare, e quando le cose vanno male, ci si rialza e si ricomincia".

Sarà lei a romperlo?

"Non sarò io a rompere il bipolarismo, arriverà prima la Storia".

Come?

"L’Italia è alla canna del gas: nel medio periodo c’è il rischio di una crisi finanziaria e si chiamerà, nella migliore delle ipotesi, un premier tecnico. Nella peggiore delle ipotesi, il corto circuito si verificherà dopo elezioni politiche in cui andrà a votare meno del 50% degli aventi diritto. In quel caso, potrebbe arrivare un signore che dirà ’questo Parlamento non è legittimato, devono andare tutti a casa’. Allora sì, quando si presenterà un uomo forte, avremo un problema democratico. Lavoro per evitare che ciò accada".

Ha dietro tutto il suo partito? "Certo. Non c’è nessuna spaccatura negli organi di Azione. La mia relazione in direzione è stata approvata all’unanimità".

Davvero non teme fughe?

"No. Per me la politica non è un gioco di società per cui una volta stai con M5s, una volta voti la Russa e poi ritorni con M5s come ha fatto Renzi. Noi dobbiamo dare soluzioni ai problemi".

Ad esempio?

"Prendiamo l’Autonomia. Sono contrario, ma non è con un referendum che alimenta lo scontro che si combatte la riforma".

L’elevato numero di firme già raccolte non la convince?

"No. Prima di tutto, perché per raggiungere il quorum servono 26 milioni di voti, il doppio di quelli presi alle Europee dal centrosinistra. Se poi non passa, rischiamo che l’Autonomia venga confermata per sempre. E poi perché si trasformerà in una battaglia Nord contro Sud che dividerà un Paese già a pezzi".

Quale soluzione in concreto propone per la sanità?

"Alle regioni che da quindici anni non raggiungono gli standard minimi sulla sanità va sottratta la competenza e riportata alla Stato".

Il premierato arriverà a dama in questa legislatura?

"Secondo me Giorgia Meloni lo sposta alla prossima legislatura. Le hanno offerto un referendum perfetto, dove la possibilità di vittoria è immensamente superiore rispetto al referendum istituzionale, perché dovrebbe farsi incastrare sul premierato? Purtroppo, si fa la consultazione sull’Autonomia perché l’ha proposta Landini che, invece di pensare a Stellantis che diminuisce la produzione del 25%, si occupa di questo".

In autunno si vota in diverse regioni. Cosa farà Azione?

"Noi dobbiamo sempre cercare prima di tutto un accordo con le opposizioni: non siamo equidistanti tra governo e minoranze. In Emilia-Romagna appoggeremo il candidato democratico Michele de Pascale. L’unica cosa che ci permettiamo di dire è che a livello nazionale non c’è un’agenda di governo del centrosinistra. Il Pd non può averla per non scontentare nessuno, e se l’agenda fosse quella di M5s, Avs e della sinistra Pd l’Italia andrebbe in default. Ecco perché, anche se non è facile costruirla, serve una forza al centro".