Roma, 13 settembre 2017 - Pochi bambini tenuti fuori da nidi e asili, ma tanti ancora da vaccinare, un quadro a macchia di leopardo. A Milano gli scolaretti rispediti a casa sono diciannove, a Padova una decina, così in una scuola di Roma, nella zona di La Rustica. I genitori in alcuni casi si sono rivolti ai carabinieri o agli avvocati – è successo in una scuola di via Goldoni a Milano e in un istituto di Sesto San Giovani – ma con scarsi risultati. Solo in pochi casi come a Latisana, in Friuli, dove facendo intervenire un avvocato che ha esibito la ricevuta della raccomandata di prenotazione delle vaccinazioni, una madre è riuscita a fare riammettere la figlia l’altroieri esclusa, ha funzionato. Di certo se i bambini rimandati a casa sono pochi, quelli da vaccinare sono molti: una stima di massima è tra il 10 e il 15%. Così ad esempio in Toscana, dove si è scelto un approccio meno burocratico: solo a chi risultava in posizione irregolare le scuole hanno chiesto i documenti di vaccinazione o il foglio di prenotazione delle vaccinazioni necessarie. Dei 146.836 bambini toscani dentro la fascia di età che va da zero a sei anni (nido e materna), sono 22.156 quelli inadempienti, i bimbi cioè che, ha informato ieri la Regione, «risultano non aver iniziato o completato le vaccinazioni». In pratica il 15% del totale, con le province di Prato, Pisa e Livorno con il maggior numero di bimbi non in regola. Approccio soft anche in Trentino dove risultano 907 bambini «non conformi» nella fascia d’età da 0 a 3 anni e 745 in quella tra 3 e 6 anni, dove si consegneranno avvisi ma alle espulsioni si arriverà eventualmente solo a fine ottobre, dopo verifiche e invio di raccomandate. Non si segnalano problemi in Emilia Romagna e Marche, mentre in Lombardia è stato firmato ieri un decreto che formalizza il percorso di recupero dell’inadempimento per convincere entro 40 giorni coloro che non hanno consegnato nel termine stabilito la documentazione richiesta dalla legge. «Quelli di bambini rimandati a casa – ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – sono singoli episodi, non il caos. Sinora non si sono avute situazioni di particolare stress. Per qualsiasi genitore che volesse mettersi in regola rispetto alla prenotazione della vaccinazione abbiamo offerto tutti gli strumenti necessari».
Non la pensa così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che in una lettera inviata alla stessa Lorenzin e alla sua collega dell’Istruzione, Fedeli, parla di normativa «confusa» e «poco chiara», «applicata in modo difforme da Regioni e Comuni in tutta Italia» e paventa il rischio di una «discriminazione tra cittadini di serie A e di serie B rispetto alla loro collocazione geografica». In serata, le ministre hanno risposto alla Raggi in merito alle precisazioni tecniche, esprimendo «apprezzamento» per la decisione del Campidoglio di allinearsi comunque alle norme fornite dalle circolari ministeriali. Ma anche la Regione Piemonte chiede chiarezza e ha chiesto un incontro della conferenza Stato-Regioni. «Entro la data ultima per mettersi in regola fissata al 10 marzo 2018 – ha dichiarato l’assessora all’Istruzione della Regione Piemonte, Gianna Pentener – occorrerà che i ministeri competenti, in sinergia con le Regioni, intervengano per dettagliare meglio le regole di comportamento da seguire nei confronti delle famiglie inadempienti».