Roma, 2 luglio 2024 – “Lo scontro in Francia è tra democratici e Rassemblement national, che non lo è". E per l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, che da segretario del Partito della Rifondazione comunista nel 1996 stipulò un patto non dissimile con l’Ulivo di Romano Prodi, questo suffraga la desistenza tra gauche e repubblicani gollisti per arginare l’affermazione di una destra "modernamente reazionaria". Tanto più in quanto è coerente con "la tradizione politica francese, che è diversa da quella italiana".
Qual è la differenza tra Francia e Italia?
"In Francia l’opposizione alle destre si fonda su due elementi: l’alleanza delle sinistre e la disciplina repubblicana, motivo per cui i gollisti si sono sempre opposti alla destra. Siccome ultimamente la disciplina repubblicana ha traballato, è nato il Nouveau front populaire, che ha perso, ma ha retto la sfida. Tanto è vero che la partita è ancora aperta. I giovani hanno votato largamente contro il Rn, in sintonia con lotte sociali e per i diritti, i movimenti pro Palestina e ambientalisti. E maggiore è l’affluenza più si assottiglia il distacco con la destra. Cosicché un uomo come Macron, che vuol mandare i soldati in Ucraina, sostiene la desistenza in favore di un fronte popolare che si oppone al Rn e attesta il proprio protagonismo in fase difensiva. Cosa poi possano costruire in positivo resta da vedere".
Si obietta che i candidati al secondo turno sono troppo distanti per convincere gli elettori francesi sia moderati che di sinistra...
"Mi convincono poco. Un paragone tra Rn e France Insoumise di Melanchon è impossibile: uno è una minaccia e l’altra no. La minaccia è il Rn, che può vincere e governare. France Insoumise fa parte del campo democratico, il Rn no".
Considera antidemocratiche le destre che puntano al governo della Francia e guidano altri Paesi europei?
"Non tutto lo schieramento delle destre è antidemocratico, ma comprende una forte componente che lo è assolutamente. Mi pare difficile che si possano includere queste componenti in una coalizione senza incorrere in rischi per la democrazia. I seguaci di Trump li abbiamo visti all’opera".
Si rimprovera la condiscendenza verso Putin, ma Le Pen, come Orban e il gruppo dei “Patrioti per l’Europa“ che vuole costituire, sembrano soprattutto trumpiani...
"Noi non siamo abituati a una destra all’insegna di legge e ordine, le propagini populiste erano minoritarie e addirittura fuori dall’arco costituzionale. Tutto questo oggi è cambiato. Le destre sono plurali. Ci sono una destra populista, che ha la sua massima espressione in Trump e viene giù per tanti rami in Europa, e un’altra che possiamo dire tecnocratico-conservatrive. Questa ondata crea un pericolo reale per la democrazia come l’abbiamo conosciuta, che coniuga diritti e uguaglianza, come diceva Calamandrei. Le destre sembrano voler mettere in discussione radicalmente questa civiltà che si è venuta costruendo nel secondo dopoguerra. Per molti versi sono modernamente reazionarie, revanchiste ".
Ma vincono le elezioni.
"Indubbiamente sono vincenti, certo. Secondo me perché hanno utilizzato la crisi sociale indotta dal disastro, non solo economico ma politico, delle politiche neoliberiste. Anche perché alcune sinistre di governo hanno aderito a quelle politiche e perso credito politico".