Martedì 5 Novembre 2024

L’assoluzione: “Bersani? È ironico, non diffamò Vannacci”

La decisione del gip è arrivata “perché il fatto non sussiste”

Ravenna, 5 novembre 2024 – La differenza tra metafora e allegoria può essere notevole. E non solo a scuola: per l’onorevole Pier Luigi Bersani, in passato segretario del Pd, ha significato l’assoluzione dall’accusa di avere diffamato dal palco della Festa dell’Unità di Ravenna il generale Roberto Vannacci.

L'europarlamentare eletto con la Lega Roberto Vannacci
L'europarlamentare eletto con la Lega Roberto Vannacci

Un risultato inaspettato visto che per una sua frase sul generale pronunciata il primo settembre 2023 davanti a centinaia di persone, ma soprattutto trasmessa in diretta streaming sul canale Youtube del partito, la Procura ravennate aveva chiesto un decreto penale di condanna a 450 euro di multa. Il reato: diffamazione aggravata dal mezzo, il web appunto. E invece no: il gip Corrado Schiaretti, a margine di una lunga disamina giuridico-grammaticale, ha assolto Bersani “perché il fatto non sussiste”.

La frase incriminata, era stata pronunciata in riferimento al bestseller di Vannacci Il mondo al contrario. L’ex segretario Pd, riferendosi a un ipotetico “bar Italia“, davanti alla giornalista che lo intervistava, si era domandato: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?”.

Il generale, in quel momento non ancora eletto all’Europarlamento nelle fila della Lega, non l’aveva presa bene: “Se mi avesse chiamato – aveva spiegato –, non sarebbero servite nemmeno le sue scuse: sarebbe bastata anche una parola. Poteva dirmi che aveva bisogno di farsi sentire dal suo popolo di Ravenna e che aveva esagerato”.

Il 20 novembre aveva depositato la querela. E il 27 febbraio, sulla base del materiale audio-video raccolto dalla Digos, ecco la richiesta di decreto penale della Procura. Tutto scavalcato dalla sentenza depositata nei giorni scorsi dal gip. Con una breve premessa: la vicenda non coinvolge “persone qualificabili come semplici “privati cittadini“ – vi si legge – ma soggetti “pubblici“ molto noti” e “come tali particolarmente esposti alle critiche, anche aspre”. Per il resto, nessun dubbio sulla richiesta di condanna della Procura: non può “essere accolta per insussistenza giuridica, e prima ancora linguistica, del fatto”.

A questo punto tocca allora tornare con la grammatica in mano per capire: perché è “evidente che le parole di Bersani non possano essere qualificate come metaforiche”, ma che Vannacci “abbia confuso la figura retorica della metafora con quella dell’allegoria”. L’ex segretario Pd, del quale è “nota l’ironia di cui ha fatto sfoggio in decenni di carriera politica”, per il gip aveva cioè espresso una “vibrata critica verso un determinato modo di pensare della destra istituzionale”. E, “facendo uso di linguaggio allegorico volutamente ironico”, aveva inteso dire “che, come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del coglione a un generale”.

Ironia della sorte, il gip è il medesimo che nel 2021 archiviò la posizione degli agenti della scorta del leader della Lega Matteo Salvini accusati di peculato e violenza privata sulla spiaggia del Papeete di Milano Marittima in relazione a un passaggio al figlio del ministro su una moto d’acqua della polizia.

Andrea Colombari