Milano, 12 giugno 2023 – Silvio Berlusconi è stato tante cose, ma come pochi altri è riuscito a segnare la vita politica del Paese. Pochi sono riusciti a segnare con un “prima” e un “dopo” la sua epoca, pochi sono stati capaci di imprimere con un sostantivo – il “berlusconismo”, appunto – un ciclo di anni che avvolto la sua storia. E questo perché la sua apparizione nella scena pubblica va oltre il mero dato numerico dei giorni in cui è stato a palazzo Chigi, ha dominato l’Italia alla guida di Forza Italia o anche solo ha creato e guidato uno dei gruppi imprenditoriali più importanti del Paese.
Berlusconi, il “berlusconismo”, è stato molto altro. Molto di più. È stato un qualcosa al pari di modello di comportamento, chi lo ama dice di “valori", chi lo odia lo ha additato per tempo come “diseducativo”, che è andato dallo yuppismo arrembante degli anni Ottanta, alle profane e in certi casi un po’ cafone ragazze del Drive-in che lui per primo sdoganò in tv, alla ribellione dell’Italia concreta contro una politica che verso la fine della prima repubblica si ripiegava solo su se stessa e da cui una certa parte produttiva del Paese reclamava concretezza. È stata la concomitante rivoluzione nei settori che gli italiani amano di più – lo sport, la tv, il costume, la politica – connotate sempre con la pretesa di portare un elemento di novità. Nello sport l’esigenza di stare sempre all’attacco e di vincere, nei media l’idea rivoluzionaria all’epoca della tv commerciale che mandava in soffitta la Rai stantìa da poco uscita dal bianco e nero, nella politica l’innovazione maggioritaria unita a quella che sembrava una pretesa e che poi si rivelò solo un’anticipazione della personalizzazione della comunicazione, nel costume l’abolizione della differenza tra pubblico e privato con una comunicazione che tutto mischiava perché il privato non solo è pubblico ma è di per sé politico.
Silvio Berlusconi è stato tutto questo, con i suoi sogni e i suoi fallimenti, la sua rivoluzione liberale rimasta tutto sommato nel cassetto, che comunque in qualche modo ha cambiato l’Italia. Molte delle sue intuizioni, quelle per cui passò per pazzo, visionario o folle si sono poi rivelate solo anticipazioni. Con lui che in ogni caso e in più di un’occasione ha giganteggiato in un mondo di mezze figure che proprio a conferma della sua caratura hanno finito spesso per imitarlo. Il più delle volte in peggio. Sempre, comunque, senza riuscire a copiarlo.