SE FERMATE qualcuno per strada e gli chiedete la sua priorità, difficilmente vi risponderà che pensa alla riforma del Senato. Riforma decisiva, s’intenda, per l’efficienza del paese, dove le leggi impiegano anni per essere approvate nel rimpallo tra le due Camere. La resistenza alla riforma, che si estende allo stesso presidente del Senato, è in parte dovuta a ragioni di merito (la mancata elezione diretta dei senatori) e in parte alla guerra di una minoranza contro l’eccessivo potere di Renzi. Meglio, contro la pervicace determinazione a condurre in porto ogni sua decisione. A nostro avviso, una parte dei senatori avrebbe potuto essere eletta dai cittadini senza traumi di alcun genere. Ma guai a immaginare che questo potesse significare un surrettizio ritorno al devastante bicameralismo che tanti guai ci ha prodotto, dinanzi a pochi vantaggi. IN OGNI caso, di elezione diretta non si parla più ed è pertanto opportuno che le parti in causa raggiungano al più presto un accordo decente per consentire al governo di concentrarsi sul vero problema italiano: la perdurante assenza di crescita e di lavoro. Silvio Berlusconi, leale nel mantenere fede ai patti sottoscritti fin dal 18 gennaio con Renzi, sembra convinto che in autunno i conti dello Stato saranno pessimi e il presidente del Consiglio potrebbe chiedere le elezioni anticipate. L’altra sera il Cavaliere ha riunito i suoi a cena all’Osteria del Sostegno, uno di quei ristoranti del centro storico romano in cui i tavoli sono vicini l’uno all’altro da consentire a un commensale estraneo al gruppo di ascoltare la conversazione. I TERMINI che ci sono stati riferiti sono questi. 1. Rapporti con il nuovo centrodestra. Berlusconi vede il partito di Alfano diviso e considera Lupi il capofila di quanti vogliono tornare alla casa madre. 2. Per dare un segno di distensione ad Alfano, il Cavaliere vorrebbe ridurre al 2 per cento la soglia di sbarramento per i partiti che si presenteranno in coalizione e al 4 per quelli che andranno da soli. 3. A tavola Giovanni Toti, riportando anche le preoccupazioni del suo capogruppo (tedesco) al parlamento europeo, ha detto che da quelle parti sono disinteressati alla riforma del Senato e giudicano invece poco solide le promesse su fisco, lavoro e giustizia perché tra quel che si dice e i decreti attuativi occorre troppo tempo. 4. Toti ha detto ancora che a Bruxelles sono preoccupati per il perdurante eccesso di spesa pubblica. Ha aggiunto di ritenere che avremo un autunno esplosivo per le addizionali dei comuni e i soldi che mancano per gli 80 euro. 5. Berlusconi a questo punto ha detto di prevedere le elezioni anticipate che avverrebbero con la legge attuale rivista dalla Corte costituzionale, cioè con il sistema proporzionale. Renzi avrebbe bisogno di Berlusconi (che sostiene di poter arrivare come Forza Italia al 20 per cento) per fare le larghe intese. PREVISIONI, auspici, illusioni o fantasie? Non sappiamo. Ormai anche il ministro del Tesoro si è adeguato alle valutazioni che prevedono uguale a zero la crescita italiana di quest’anno e non escludono per il prossimo un ritorno teorico alla recessione. In una situazione così drammatica, quali vantaggi porterebbero le elezioni anticipate? La sola soddisfazione di Renzi sarebbe di non ricandidare i suoi avversari interni. Ma difficilmente le aziende in difficoltà e i lavoratori disoccupati se ne gioverebbero. Attenzione perciò ai passi falsi. Da ogni parte.
PoliticaBerlusconi attende l'autunno caldo