Roma, 12 novembre 2023 – Rieccolo. Sul Nove. Beppe Grillo riappare per un’annunciata intervista tv. Ma l’intervista non c’è. Al suo posto un monologo che l’imbarazzato Fabio Fazio riesce raramente a interrompere. L’audience magari sarà alta (domani sapremo), ma il colpo riesce a metà. Perché in onda a Che Tempo che fa va Grillo a ruota libera. E nemmeno quello del 2019 nella serata revival su Raidue con share modesta e conseguente bagarre politica sulla scelta. Per il Nove il problema non c’è. O forse sì. Perché in avvio di intervista il comico 75enne sbanda vistosamente e prima di tornare nei panni del visionario ecologista, critico del presente ed esploratore del futuro, punta il dito contro contro Giulia Bongiorno, senatrice della Lega ma soprattutto avvocato che difende la vittima nel giudizio per stupro di gruppo che vede tra gli imputati suo figlio Ciro. "È un avvocato – dice il fondatore del Movimento 5 Stelle parlando di Bongiorno –, presidente della commissione Giustizia. Una senatrice della Lega che fa comizietti davanti ai tribunali, dove c’è una causa a porte chiuse... È inopportuno. Si mischia tutto e vediamo cosa succede".
Sembra un messaggio in bottiglia. In modalità grillesca. Esattamente come all’arrivo in scena, quando consegna una campanella a Fazio – "così mi interrompi se vado fuori tema" – ma poi non si siede. Non solo. Appare subito chiaro che non si siederà mai perché, dopo aver reclamato di "essere anziano come sono", scorrazza in studio con lo sguardo fisso sul pubblico come in uno spettacolo teatrale. Uno dei tanti. E gli accenni all’intelligenza artificiale – novità di stagione – non bastano certo a rinfrescare il repertorio. "Sono qui per capire se sono il peggiore – dice rivolto alla platea –: se ho peggiorato questo Paese, non è una battuta. Dopo l’ultima intervista con Vespa abbiamo perso elezioni, tutti quelli che ho mandato a fanculo sono al governo, quindi sono il peggiore". E al Movimento 5 Stelle, la sua creatura trasformata nel 2018 nella prima forza politica italiana e ora approdata all’opposizione, consegna questa confessione di impotenza: "Ho una confusione totale" (e si vede). "Non posso condurre e portare a buon fine un movimento politico, non sono in grado".
A Fazio che si è arreso a fargli da spalla – ormai l’unico ruolo possibile – spiega così la scoperta tardiva. Prima "c’era Casaleggio, lui era un organizzatore e aveva del metodo, io faccio danni anche da solo quando sono a casa". Asfalta Luigi Di Maio, alias "Giggino a cartelletta": "Era il politico più preparato, ma non pensavamo si facesse prendere dal potere. L’abbiamo scelto io e lui, Conte. Io guardavo i programmi, le idee, se è di destra o sinistra non importa, se un’idea è buona. Ma poi ci ha pugnalato..." (Di Maio). Risparmia Conte: "Un bell’uomo. Prima parlava come un professore, ora è migliorato, ci mette un po’ di cuore". Ma all’opposizione disunita, che non crea problemi all’esecutivo, consegna una inedita ricetta attendista: "Puoi fare tutta l’opposizione che vuoi, ma rischi l’effetto Trump: più fai opposizione, più si rafforza. Non avete capito che questo governo è una decalcomania? Più gli sputi sopra, più le inumidisci, più si appiccica. Devi stare fermo, quando si asciuga si stacca da solo". Tutto il resto è il solito show. Visto e rivisto. Già mille volte.
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