Martedì 16 Luglio 2024
ROSALBA CARBUTTI
Politica

Bennato: "Napoli è una giungla. Mandate i carri armati"

Il cantautore partenopeo: "Siamo in una polveriera. Renzi dovrebbe venire qui in incognita. Bagnoli? Un deserto, servirebbero i bagnini romagnoli"

Edoardo Bennato, cantautore napoletano (Bettolini)

Edoardo Bennato, cantautore napoletano (Bettolini)

7 aprile 2016 - «Io vivo nella giungla». Edoardo Bennato non è solo uno dei tanti cantautori napoletani di successo, ma si definisce «un sociologo, un saltimbanco, uno scapestrato. Per questo resto sul campo. Non sono come gli intellettuali a tempo perso che se ne vanno, che si svincolano... Io sto qui».  Nel 2011 descriveva Napoli nella canzone ‘La mia città’ stanca, rassegnata, innocente, invasata, nuda, svergognata, tradita, condannata. Oggi com’è?  «Avevo 11 anni, tornavo da un viaggio in America in mare e la vidi. Mi sono sentito fortunato: abito a Napoli. E, oggi, dopo essere stato in tutto il mondo, per me resta sempre la città più bella del mondo. Ma purtroppo è una polveriera». Nessuna speranza? «Preferisco buttarla sull’ironia quando parlo della mia città... Ma tra Napoli e Caserta ci vorrebbero i carri armati. Matteo Renzi dovrebbe farsi un giro travestito coi baffi finti e una parrucca nelle periferie tra Napoli, Casal di Principe e Caserta per rendersi conto che qui lo Stato non c’è e impera l’anti-Stato». Di chi è la colpa? «Le colpe risalgono a 150 anni fa quando quei buontemponi di Vittorio Emanuele, Garibaldi, Mazzini e Cavour s’inventarono l’Italia. L’Italia, diciamolo una volta per tutte, è solo un’invenzione. Ed è sbilenca, storpia e zoppa». Insomma, il solito divario Nord-Sud? «Il problema dell’Italia è latitudinale. Non riesci a mettere insieme Reggio Emilia e Reggio Calabria. Cuneo e Napoli. Treviso e Lamezia Terme. Un divario tragico e tremendo, uguale a quello che c’è tra Il Cairo e Amsterdam. Chi si azzarda a governare l’Italia si fa male perché tutto il Sud è fuori dalla giurisdizione dello Stato. Ma, sia chiaro, non voglio criticare la mia gente. È solo che qui non c’è maturità, la società è rimasta bambina ed è preda di voraci rappresentati dell’anti-Stato». Anche voi napoletani, quindi, avete responsabilità? «Non voglio parlare di buoni e cattivi, stupidi e intelligenti. O tirare la croce addosso a me, a noi napoletani, alle masse fataliste e vittimiste. Le colpe sono di tutti» Ieri Matteo Renzi è venuto a Napoli e ha promesso che Bagnoli sarà bonificata entro il 2019. Ci crede? «(Ride). Io sono cresciuto a pane e fumo dell’Italsider di Bagnoli. Mio padre lavorava lì, poi, da quando è andato in pensione, è un deserto. Sono trent’anni che vengono politici in questa zona. Arrivano, fanno un giretto, si prendono qualche insulto e poi tornano a casa senza risolvere nulla. Ma a Bagnoli, se ci vieni in veste ufficiale, ti fai male. I politici non capiscono che dovrebbero girare tre giorni nelle nostre zone, captare gli umori, la rabbia, il modo di vivere, per capire che tipo d’Italia è questa».  Lei cantava ‘Vendo Bagnoli chi la vuol comprare, colline verdi mare blu avanti chi offre di più’. «Ah, se a Bagnoli ci fossero stati i bagnini romagnoli... In cinque o sei ore avrebbero trasformato tutto da industria siderurgica a turistica. A Bagnoli ci sono le acque termali sulla spiaggia, in tutta la zona ci sono resti storici di grande pregio, a Pozzuoli c’è l’anfiteatro Flavio... Il turismo è la sua vocazione naturale, ma qui è tutto chiuso».