Mentre sui social spopola l’immagine creata con l’intelligenza artificiale che reclama di tenere tutti gli occhi su Rafah, a Bologna il dibattito sul conflitto in Medioriente si concentra su una bandiera. Quella palestinese, che ieri a ora di pranzo il sindaco Matteo Lepore ha esposto dalle finestre di Palazzo d’Accursio, sede del Comune, aprendo un nuovo fronte di discussione. E di forti polemiche. Perché il vessillo rosso, nero, bianco e verde sta lì sulla facciata che domina piazza Maggiore, con la basilica di San Petronio a pochi passi, in beata solitudine. Della bandiera isreaeliana nessuna traccia. "Restare in silenzio di fronte a questa violenza vuol dire accettarla – scandisce il primo cittadino bolognese in riferimento alle azioni militari dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza –. L’attuale governo israeliano deve fermarsi e riaprire il fronte del dialogo. Quando questo avverrà e sarà ripristinato pienamente il diritto internazionale, esporremo accanto alla bandiera palestinese anche quella israeliana".
Una scelta forte, quella di Lepore, che ha scatenato aspre prese di posizione. Durissima quella dell’Unione delle comunità ebraiche: "Se davvero si vuole ribadire l’attenzione per il rispetto dei diritti umani e per la pace, non esponi solo una bandiera, ma le esponi entrambe – hanno detto la presidente Noemi Di Segni e Daniele De Paz, numero uno della comunità ebraica bolognese –. Una bandiera in un luogo pubblico non può essere usata come simbolo di contestazione di altri Paesi. Un gesto simile da un’istituzione pubblica non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione".
Ovviamente di segno opposto quella dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, che ha invitato tutti i sindaci e i governatori a seguire l’esempio di Bologna e a esporre la bandiera palestinese. Un’eventualità che potrebbe accadere in altre città italiane nelle prossime ore e che ieri, in serata, si è verificata a Pesaro, dove il primo cittadino uscente e candidato per il Pd alle Europee, Matteo Ricci, ha seguito l’esempio di Lepore. "Basta massacri, riconosciamo due popoli e due Stati per dare la giusta sicurezza e la giusta dignità al popolo israeliano e al popolo palestinese" ha dichiarato Ricci. A Milano, invece, il sindaco Beppe Sala, anche lui a guida di una giunta di centrosinistra, ha tenuto una posizione meno netta, dicendo che l’esposizione della bandiera palestinese da Palazzo Marino dovrebbe essere "una cosa da discutere eventualmente in Consiglio comunale, così come è stato fatto in altri casi, quando è stata esposta la bandiera della Pace".
Chi non ha molti dubbi su dove schierarsi è, come sempre in campagna elettorale, la politica. Il Pd locale si è compattato intorno al suo sindaco, definendo il gesto di Lepore un "segno di solidarietà per i tragici crimini di guerra che si stanno perpetrando contro un intero popolo a Rafah", come ha detto la segretaria dem bolognese, Federica Mazzoni. Apprezzamento è arrivato anche dalla deputata Pd Laura Boldrini, dall’ala sinistra della coalizione che governa il Comune sotto le Due Torri e pure da Patrick Zaki.
Il centrodestra, invece, è partito subito all’attacco. Il gruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Bologna ha già promesso un esposto in Prefettura perché con questo gesto il sindaco "viola palesemente la neutralità delle sedi istituzionali", mentre il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami, plenipotenziario di FdI in Emilia-Romagna, ha parlato di una "scelta faziosa e irresponsabile, che divide e non unisce, alimentando un clima di contrapposizione e conflittualità che è esattamente ciò di cui oggi non c’è bisogno. Se è doveroso distinguere tra popolo palestinese e Hamas, altrettanto necessario è ribadire il diritto dello Stato di Israele di esistere e di difendersi e di difendere il suo popolo e i suoi confini". Sotto le Due Torri anche la Lega ha criticato Lepore, reo di distinguere tra "vittime di serie A e vittime di serie B", mentre Forza Italia ha parlato di azione "demagogica e divisiva".