Sabato 31 Agosto 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Bandecchi senza freni: "Tutti i politici sono inetti. Punto a fare il premier"

L’ex sindaco di Terni sopra le righe: se serve un duce ogni 5 anni, lo faccio io. "Mi candido alle Europee e supero sicuramente il 4%. E rivoglio la Dc".

Bandecchi senza freni: "Tutti i politici sono inetti. Punto a fare il premier"

Bandecchi senza freni: "Tutti i politici sono inetti. Punto a fare il premier"

Roma, 10 febbraio 2024 – Quando si intervista Stefano Bandecchi, c’è da aspettarsi sempre risposte e toni sopra le righe. D’altra parte le intemperanze del personaggio sono note. E dopo le dimissioni a sorpresa da sindaco di Terni il copione non cambia. Anzi. È un profluvio di improperi e intercalari, il segretario di Alternativa popolare (Ap). Ne ha per tutti. A iniziare dalla classe politica che a suo dire è formata da "inetti", non ha "mai lavorato" e ha portato l’Italia "alla frutta".

A che cosa sono dovute queste dimissioni a sorpresa?

"A un fattore politico interno ad Ap. Il comportamento delle persone che gestiscono il Comune di Terni è uguale a quello dei soliti partiti: tutti a discutere per uno strapuntino in più e in meno. Non mi piace e ho mandato tutti a c...re".

E pensa di andare in Europa?

"Sicuramente. Al 4% ci possiamo arrivare. Con tutti gli imbecilli che ci sono, perché non potremmo arrivarci noi?".

Bandecchi senza freni: "Tutti i politici sono inetti. Punto a fare il premier"
Bandecchi senza freni: "Tutti i politici sono inetti. Punto a fare il premier"

Ma se è in rotta anche con Ap, con chi andrebbe alle elezioni? Vittorio Sgarbi?

"Questo è l’ultimo dei miei pensieri. Qualcuno mi sa nominare 10 parlamentari di Fratelli d’Italia oltre a Meloni? La gente conosce i leader. Io mi candido come Stefano Bandecchi e ci metto sotto un po’ di cani e gatti".

E le firme per le liste?

"Siamo iscritti al Ppe dal 2014, quindi non dobbiamo raccoglierle. Quello lo faremo tra 3 anni e 8 mesi, quando voglio fare il presidente del Consiglio".

Nientemeno...

"Con gli amici elencavo gli ultimi 10 premier e mi sono chiesto quale fosse più intelligente".

Risultato?

"Conte, il peggiore. Un sacco di chiacchiere per finire col tavolino fuori da Montecitorio. Pessimi consiglieri. Non ci ha capito né dato nulla. Era inesistente prima e lo è adesso".

Tra quei 10 ci mette anche Berlusconi?

"Pure lui non ha fatto niente di trascendentale. Negli anni ‘90 eravamo la quarta potenza industriale con un debito quasi in pari col Pil, e oggi siamo la sedicesima con 2.700 miliardi di euro di debito, il 140% del Pil".

E il governo Meloni?

"Un governo del centrodestra che ho votato, diventato di destra e che di centro non ha nulla. In un anno e mezzo non ha dato nulla: non ha tolto le accise, nulla sull’energia, ha tradito contadini e balneari. Meno male che Meloni parla tre lingue e sa districarsi all’estero. Berlusconi pensava che fosse una fascista e una tragedia. Spero rimanga per 5 anni, così vinco sicuro. Gli elettori di FdI hanno bisogno di un capo vero. Meloni non lo è: è un Draghi al femminile".

Lei evoca spesso il duce. Ma a che pro, scusi?

"Qualcuno vuole cambiare la Costituzione con una legge scritta coi piedi per diventare il premier più potente al mondo. Se bisogna fare un duce ogni 5 anni, allora lo voglio fare io. Ma io sono proporzionalista e ritengo il maggioritario una grande fregatura: l’ultimo che arriva per sentirsi bravo distrugge il lavoro di chi l’ha preceduto".

Quindi duce o proporzionale?

"Se bisogna votare uno bravo, votino me. La vita è fatta di cose semplici. Io ho fatto i miliardi da figlio di un camionista. Ho fatto il parà e sono affezionato all’Italia. Ho una precisa visione: con gli Usa posso trattare, ma da una posizione di forza economica e militare. Non mi fido della magistratura. Non ho guardie del corpo. Dico sfacciatamente che posso fare il premier perché vedono tutti quel che faccio: mi dimetto, mando a quel paese i miei e me ne frego dell’opposizione. Mi sono rotto di fascisti, comunisti e una nazione alla frutta. Sono un Dc che rivuole la Dc. La domenica vado a messa: posso dire e fare quel che devo e dopo mi confesso".

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