Roma, 15 novembre 2024 – Professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, la sentenza è una bocciatura della riforma sull’autonomia o no?
“È una sentenza che riconduce alla Costituzione la possibilità di usare questo strumento. Una sentenza, direi, ortopedica rispetto alla riforma Calderoli e didascalica, perché indica cosa e come si può fare per rispettare la Carta. Sarà interessante leggere le motivazioni, quando saranno depositate, perché offriranno molte motivazioni e spunti sugli aspetti toccati dalla sentenza. E saranno utilissime al Parlamento, che ne esce ricondotto alla propria precipua funzione legislativa”.
Da costituzionalista cosa legge nell’annuncio della sentenza?
“In primo luogo, l’indicazione dei principî costituzionali che ispirano e delimitano l’autonomia differenziata e devono essere rispettati. Non si possono trasferire materie alle Regioni, bensì determinate funzioni specifiche. Non ci può essere, insomma, una revisione strisciante della Costituzione, modificando l’articolo 117 senza dirlo”.
L’articolo, cioè, che stabilisce le materie di competenza esclusiva dello Stato. E poi?
“In secondo luogo, il richiamo al principio di fondo della sussidiarietà a giustificazione della devoluzione di singole materie. Al riguardo mi permetto di aggiungere, a titolo assolutamente personale, che la sussidiarietà agisce sia verso il basso che verso l’alto, in quanto può determinare anche il recupero alla competenza statale di materie attribuite alle Regioni”.
Lo Stato potrebbe avocare a sé delle funzioni delle regioni?
“È accaduto di recente col Covid. Ma è una mia valutazione, non è scritto nella sentenza. Altra cosa, invece, è la garanzia dell’uguaglianza dei diritti”.
L’articolo 3 della Costituzione.
“Che si riverbera anche sulla distribuzione delle risorse. Su questa base, poi, è molto interessante che si riaffermi la centralità del Parlamento. Escludendo e ritenendo non legittime quelle parti della legge che affidavano al governo competenze come la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni con meccanismi immodificabili, si restituisce al Parlamento la possibilità di emendare e determinare rinegoziazioni. Altri elementi correttivi riguardano aspetti finanziari di carattere tecnico. Nel complesso c’è un invito al Parlamento a ridisegnare secondo le indicazioni di rettifica della Corte. Con una garanzia per cittadini di riequilibrio dell’assetto istituzionale e di valutazione dell’uguaglianza nel contesto dell’unità dell’ordinamento repubblicano”.
Questo provocherà l’inammissibilità del referendum proposto dalle opposizioni?
“Si dovrà valutare se la disciplina che risulta dalla sentenza è diversa dal quesito. Potrebbe venir meno la legittimità del referendum valutata dalla Cassazione”.
Il Parlamento invece che farà?
“Può legiferare o si può ipotizzare che il governo presenti una propria iniziativa legislativa correttiva. Questo attiene alla politica. Ma la palla passa al Parlamento, che risultava sottodimensionato e riguadagna invece la centralità che gli è propria”.