Martedì 24 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’Autonomia differenziata è legge, le lacrime di Calderoli e il gelo di Forza Italia

La norma voluta dalla Lega è passata nonostante il no di metà gruppo azzurro. L’ira dei governatori meridionali. Occhiuto: "È solo una bandierina politica"

Roma, 19 giugno 2024 – La Lega festeggia. Roberto Calderoli, papà dell’Autonomia differenziata, si commuove fino alle lacrime. "Mi tremano le gambe per l’emozione". Il resto della maggioranza, però, è molto meno appassionato, e Forza Italia oscilla tra il gelido e l’apertamente ostile. Il voto arriva all’alba, dopo un’estenuante seduta notturna.

Ok della Camera al ddl Autonomia, la notte social dei deputati
Ok della Camera al ddl Autonomia, la notte social dei deputati

I sì sono 172, i no 99, un astenuto. Quasi metà del gruppo azzurro non vota. Alcuni sono assenti giustificati, molti no. Ad esplicitare il dissenso sono i tre deputati calabresi. "Rappresento il mio territorio. Esercitando questa funzione, ho deciso di non essere presente", riassume gli umori il coordinatore regionale Francesco Cannizzaro.

È la linea del governatore della Calabria e vice segretario, Roberto Occhiuto, che sostiene i suoi, pur negando screzi con Tajani: "La norma andava ulteriormente approfondita, anche se grazie a Forza Italia è stata migliorata". Nei fatti la bocciatura è secca: "È poco comprensibile il metodo usato per votare a tappe forzate: così il provvedimento è sembrato una bandierina di una singola forza".

In realtà gli screzi tra gli azzurri ci sono e non derivano solo dalla legge di Calderoli che, in 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per riconoscere diversi livelli di autonomia alle regioni in 23 materie (dalla tutela della Salute ai Trasporti) con accordi decennali, e determinazione dei livelli essenziali di prestazione.

Approfondisci:

Cosa prevede l’Autonomia differenziata: la sanità e il nodo Lep (livelli essenziali di prestazione)

Cosa prevede l’Autonomia differenziata: la sanità e il nodo Lep (livelli essenziali di prestazione)

Sussurrano dentro FI che Occhiuto avrebbe mire nazionali, e voleva essere nominato vicesegretario vicario. Ma non bisogna esagerare con le trame di partito. La scontentezza del Meridione è reale, ed è diffusa tra gli elettori ancor più che tra i rappresentanti come il presidente lucano, Vito Bardi, che dà manforte a Occhiuto: "Condividiamo le perplessità sull’accelerazione". Al vertice i toni sono diversi: "Forza Italia è stata determinante per dare al Paese una buona legge – dice Alessandro Cattaneo, responsabile dei dipartimenti azzurri –. Sono soddisfatto di questo risultato, che consentirà di superare i divari esistenti". Per quanto riguarda il partito azzurro la faccenda non è tale da provocare tempeste che vadano oltre il proverbiale bicchiere d’acqua.

Lo scambio è noto, e se vuole portare a casa la riforma della giustizia, FI deve ingoiare l’Autonomia. "Occhiuto si rilegga il programma elettorale", taglia corto Salvini che, con tutto il Carroccio parla di "giornata storica". Ma l’Autonomia differenziata non l’amano neanche i Fratelli d’Italia, se è per questo, però la posta in gioco è il premierato e quindi si rassegnano.

Giorgia Meloni contrattacca: "Un altro passo verso l’Italia più giusta che vogliamo. Basta con la logica dell’assistenzialismo al Sud". Epperò: gli analisti spiegano il salasso di voti alle Europee nel Meridione con l’Autonomia che inevitabilmente penalizzerà le regioni del Sud e del Centro. Non a caso i sondaggi registrano pareri favorevoli solo al Nord. Lo sa la maggioranza, lo sa l’opposizione. Fino alle elezioni il Pd aveva puntato sul contrasto al premierato: dalla chiusura delle urne, come tutta l’opposizione, batte sull’Autonomia.

Per i 5 Stelle non è una novità: "FdI divide gli italiani in serie A, B, C", accusa Conte. I democratici, che inizialmente scontavano l’imbarazzo dovuto sia alla "loro" riforma costituzionale del 2001 che ha aperto la strada alla legge di Calderoli sia alla richiesta di Autonomia rilanciata nel 2022 dal presidente e dalla vicepresidente dell’Emilia-Romagna, cioè dall’attuale presidente del Pd, Bonaccini, e dalla segretaria Schlein, mettono da parte il pudore. Elly inanella giochi di parole: "FdI potrebbe chiamarsi ora Brandelli d’Italia, o Fratelli di mezza Italia, visto che la spaccano in due". Prende corpo l’idea del referendum: il più esplicito è Renzi: "Chiederò ai miei 200mila elettori di firmare per il referendum abrogativo". Ma la tagliola del quorum (maggioranza degli elettori) è un rischio: da vedere se la minaccia verrà realizzata. Poco importa: l’obiettivo del Pd è trasformare il referendum sul premierato in un pronunciamento a tutto campo.