Roma, 10 marzo 2021 - Cosa contiene il "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale" firmato oggi da Draghi, Brunetta e sindacati? In sintesi: semplificazione, investimento nel capitale umano, innovazione, digitalizzazione, formazione e rinnovo dei contratti (si prevede un aumento medio di circa 107 euro). Nell'accordo - in sei articoli - le parole d'ordine sono dialogo e progettazione unitaria. Coesione sociale e creazione di buona occupazione saranno i pilastri di ogni riforma e di ogni investimento pubblico previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il patto: gli obiettivi
Riconoscere alla Pa il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa: la semplificazione dei processi e un massiccio investimento in capitale umano sono strumenti indispensabili per attenuare le disparità storiche del Paese, curare le ferite causate dalla pandemia e offrire risposte ai cittadini adeguate ai bisogni. 1 - Assicurare la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori nell'innovazione dei settori pubblici, sostenuta dagli investimenti in digitalizzazione. 2 - Avviare una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori e porti a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021. 3 - Valorizzare il personale pubblico in servizio e stabilire il diritto-dovere soggettivo di ogni pubblico dipendente alla formazione.
Gli strumenti del patto
Il Governo emanerà in tempi brevi gli atti di indirizzo all'Aran per il riavvio della stagione contrattuale: i rinnovi interessano 3,2 milioni di dipendenti pubblici per un aumento medio di circa 107 euro. - Nei futuri ccnl del pubblico impiego sarà definita una disciplina normativa ed economica del lavoro agile che superi l'attuale assetto emergenziale garantendo condizioni di lavoro trasparenti. - Attraverso i contratti del 2019-2021 si provvederà alla successiva rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze. - Saranno disegnate politiche formative di ampio respiro: in particolare competenze informatiche e digitali. - Sarà valorizzato il ruolo della contrattazione integrativa. - Saranno implementati gli istituti di welfare contrattuale, anche con riferimento al sostegno alla genitorialità e all'estensione al pubblico impiego delle agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato per la previdenza complementare e i sistemi di premialità.
I precedenti
Il 23 luglio del 1993 l'allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi e il ministro del Lavoro, Gino Giugni, siglarono il "Protocollo per la politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo", un accordo storico con i sindacati e le associazioni imprenditoriali che pose fine ad anni di conflitti sancendo il criterio della concertazione delle parti sociali e definendo il modello della contrattazione a due livelli, nazionale e integrativo.