Roma, 4 novembre 2024 – Un altro bicchiere d’acqua nel deserto. Qualche fortunato in più riuscirà finalmente a dissetarsi, anche se ancora in troppi resteranno con la gola arsa. Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha infatti firmato un nuovo decreto per finanziare altri 64 asili nido. Si tratta di 40,8 milioni (in arrivo dal Pnrr) di cui il 55% è destinato ai comuni del Sud. “Investire negli asili nido è una scelta strategica per il futuro del nostro Paese. Ogni risorsa residua viene immediatamente reinvestita per creare nuovi posti nella fascia 0-2 anni, affinché si migliori l'offerta educativa sin dalla prima infanzia e si garantiscano a tutti i bambini, al di là dei territori di appartenenza, le stesse opportunità. Rafforzare i servizi per l'infanzia – ha spiegato il titolare del dicastero – significa anche dare un sostegno alle famiglie italiane e in particolare alle mamme lavoratrici”.
La situazione
La realtà è che l’Italia, per quanto riguarda la disponibilità degli asili nido, arranca. Nel 2021, ultimi dati disponibili Istat, c’erano 28 posti per ogni 100 bambini tra gli 0 e i 2 anni. Va ricordato che l’obiettivo fissato dal governo per il 2025 è il 33% (ma, secondo la Ue, dovremo raggiungere il 45% entro il 2030), per cui il nostro Paese ha un gap di cinque punti ancora da colmare. Distanza che si è ristretta negli anni (era il 22,5% nel 2013), ma non per merito dei governi di turno.
Il crollo delle nascite
I posti, infatti, sono rimasti più o meno gli stessi dal 2013/2014: circa 350-360mila. Il problema è che nel frattempo sono crollate le nascite, per cui la copertura si è alzata. Nel 2013, per capirci, erano nati 514mila bambini, mentre nel 2021 (per restare con gli ultimi dati Istat) i fiocchi rosa e azzurri erano calati a 400mila. Rimanendo i posti gli stessi, ma calando gli utenti, la copertura del servizio si alza senza compiere alcun intervento. Secondo i piani del governo, entro il 31 dicembre 2025 verranno aggiunti 150mila posti (dovevano essere 264mila, ma poi i fondi sono stati tagliati del 30% e le cifre sono state riviste a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime). Si tratta di 2.550 progetti (a cui si aggiungono i 64 annunciati dal ministro Valditara) per costruire nuove strutture o recuperarne di vecchie.