Venerdì 31 Gennaio 2025
GIOVANNI ROSSI
Politica

Arianna Meloni cita Tolkien: “Giorgia è Frodo. Sosteniamola”. Santanchè: “Avanti uniti”

Alla direzione di FdI anche la ministra, che però non interviene e va via prima della fine

Roma, 1 febbraio 2025 – “Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’Anello”. Non varia i riferimenti Arianna Meloni. A oltre 20 anni dal trilogia cinematografica di Peter Jackson e 70 dall’epopea letteraria è sempre e solo da Tolkien che la sorella della premier attinge analogie: “L’anello è pesante, dobbiamo aiutarla nella fatica di portarlo senza mai indossarlo”, sostiene Arianna parlando di Giorgia. Che infatti governa. E si astiene da partecipare alla direzione dei Fratelli d’Italia. Mentre la sorella maggiore coordina la segreteria, il tesseramento, la compattezza e l’entusiasmo del partito che continua a consolidarsi a prescindere da tutti gli incidenti di percorso di pari passo solo a un distanziato Pd. A dimostrazione, probabilmente, del riaffermato bipolarismo dopo la parentesi pentastellata degli anni dieci.

FdI: da Arianna Meloni appello a responsabilità
Arianna Meloni e Daniela Santanché (Ansa)

Se non fosse per l’attenzione nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè e le vicissitudini giudiziarie che ne mettono in discussione la permanenza al governo, sarebbe una pura formalità la direzione del partito della premier stipata nel centro congressi di piazza di Spagna a Roma. La titolare del Turismo è sicuramente la più attesa e assillata dai media. Ma non concede nella sulla propria vicenda, né ai giornalisti né durante la direzione, che segue senza intervenire a differenza degli altri esponenti di governo: andrà via prima. “Orgogliosi del percorso che stiamo facendo e della fiducia che ogni giorno gli italiani ci dimostrano – scriverà poi su X –. Continueremo a lavorare uniti per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi”.

Di certo terrà duro fino al 10 febbraio, data in cui è in calendario la mozione di sfiducia presentata dalle opposizione non può lasciare. Dopodiché, anche se FdI e palazzo Chigi vedrebbero di buon occhio un passo indietro, Santanchè non sarebbe intenzionata a dimettersi a meno che Meloni non lo chieda espressamente, cosa che non è propriamente rituale. Su questo investe la tenace ministra. Che ieri è andata a cercare e riscuotere l’appoggio un po’ obtorto collo del partito. Tiene duro, anche se il capogruppo al senato Lucio Malan sarebbe giù stato avvertito di prepararsi al giuramento.

Che la direzione di FdI sia filata via liscia non significa sia esente da spirito bellicoso. Il partito della premier, anzi, è agguerrito in particolare nei riguardi dell’azione della magistratura, rea di aver sollevato il caso nient’affatto popolare della liberazione del bieco generale libico Almasri e ancor più di aver fatto nuovamente rimpatriare i migranti trasferiti in Albania. Tensione crescente, che fa addirittura vagheggiare l’idea di una manifestazione contro le toghe. Smentita dal coordinatore Giovanni Donzelli: che ribadisce la storica posizione del partito della destra nazionale “tutti i giorni nelle piazze” a fianco del potere giudiziario, di cui oggi però FdI sostiene convintamente la riforma costituzionale, con la separazione delle carriere (e dei Csm) tra magistratura inquirente e giudicante.

Di certo FdI è diventata paladina quanto Forza Italia della separazione delle carriere. Avanti tutta al fianco di Meloni esorta dunque la direzione del partito. Dopo la “traversata del deserto”, durata in vero meno di dieci anni, “questo è il tempo della responsabilità”, sostiene Arianna Meloni di quello che oggi come oggi appare effettivamente “il grande partito della Nazione”.