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Il segretario di Forza Italia Antonio. Tajani, 71 anni, con. Friedrich Merz, leader Cdu (69)
Roma, 19 febbraio 2025 – Sarà un caso. Ma proprio il giorno dopo l’intervista-manifesto in cui Marina Berlusconi ha incalzato Forza Italia a rivendicare e perseguire le libertà e i diritti di cittadinanza liberali, il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, rende nota una lettera agli iscritti in Germania per invitarli a "votare e far votare l’Unione Cdu-Csu" alle elezioni di domenica prossima 23 febbraio. Un uno-due rivelatore della collocazione azzurra al centro di gravità cristiano-liberal-democratico sia nel contesto europeo che in quello nazionale.
Da secondo partner del Ppe appunto dopo i tedeschi, Tajani coltiva da anni eccellenti rapporti col leader europeo Manfred Weber e col candidato cancelliere Friedrich Merz. E in quest’ottica sostiene un’Europa e una Germania a egemonia popolar-liberale capace di intrattenere e intessere rapporti sia coi socialisti in declino che con la destra meloniana; ma senza abdicare al cordone sanitario rispetto alle destre nazional-sovraniste, a cominciare dai nazistoidi xenofobi di AfD.
Letta poi in sincronia con l’intervista a Marina Berlusconi, la lettera di Tajani sembrerebbe dimostrare che, al vertice di Forza Italia, regna una discreta armonia. La primogenita del Cavaliere dice quel che il vicepremier non può permettersi di dichiarare espressamente sia sull’agenda di politica interna che rispetto al trumpismo antieuropeo col quale Meloni reputa di riuscire a mediare. A sua volta il vicepremier prende nettamente le parti del Ppe di cui è vicepresidente e dei centristi tedeschi che ne sono l’architrave. E da questa posizione vogliono ancorare Meloni e la parte moderata dei conservatori di Ecr a un rapporto organico, tale in prospettiva persino di sostituire i socialisti, ma anche e soprattutto di mitigare e assorbire le destre più intemperanti, come AfD e gli altri Patrioti, come si chiama il gruppo europeo promosso dal premier ungherese Viktor Orban che raccoglie dalla Lega al Rassemblement National. Non è un caso, del resto, che proprio in Germania Meloni non abbia un partner politico di riferimento, a differenza di Matteo Salvini, che parteggia espressamente per un "cambiamento" all’insegna di AfD.
Le elezioni tedesche saranno effettivamente un passaggio dirimente, sia interno che per l’Europa. La prospettiva più concreta è la Grosse Koalition tra centristi (al 30%) e socialisti (al 16%) avvantaggiati dalla soglia di sbarramento, ma la vera novità sarà la clamorosa avanzata dell’AfD intorno al 20%. Vengono pronosticati sempre bene anche i Verdi (circa 15%) e la sinistra storica della Linke (7%). A rischio di rimanere sotto la soglia di sbarramento i liberali e la sinistra eterogenea di Sahra Wagenknecht.
La Germania è in recessione da due anni e ci rimarrà anche per quello in corso. L’altro elemento che domina le elezioni è l’immigrazione, tanto più dopo gli attentati da parte di cittadini stranieri che hanno inframezzato la campagna elettorale. In questo quadro per Tajani, le elezioni di domenica saranno "uno spartiacque". Stante il declino storico della socialdemocrazia, l’altro asse portante centrista secondo il vicepremier è "sfidato da populisti e demagoghi, in crescita come risposta a delle forze di sinistra rimaste ancorate al passato e alla miopia dei Verdi". Perciò il leader azzurro esorta a tenere "la barra dritta" di fronte "partiti che predicano l’egoismo e il nazionalismo, respingono categoricamente il commercio, non si curano della crescita economica e non offrono soluzioni in nessun campo".